Si fa un gran
parlare del suicidio assistito della diciassettenne olandese, e qualcuno ne fa
una ragione di scandalo. Ma chi siamo noi per giudicare? Sappiamo quanto era
stata traumatizzata dalla violenza infantile? Sappiamo quanto soffriva?
Sappiamo che non si alimentava più?
Non si poteva
fare più nulla per lei? Probabilmente no.
La nostra
coscienza accetta l’eutanasia e il suicidio solo per le malattie terminali dei
vecchi.
Ma sappiamo che
sono centinaia i giovani che si suicidano in ogni paese?
Dobbiamo
ammettere che la vita non è né un dono né un pasto gratis e che per alcuni
sarebbe meglio non essere mai nati. Dobbiamo ammettere che certe esistenze non
meritano di essere vissute perché troppo brutte e terribili.
Dobbiamo
ammettere che qualcuno dica “no!” e se ne vada. Sono persone che, dopo aver
assaggiato la vita, decidono che non fa per loro. Troppa violenza, troppa
sofferenza. Le anime più sensibili non riescono a sopportarla.
Rispettiamo la
loro volontà.
Il Papa scrive
che “l’eutanasia e il suicidio assistito sono una sconfitta per tutti.” Sì,
soprattutto per chi ha creato qualcosa che spesso non è che un inferno.
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