Questo pazzo mondo
Ogni giorno un nuovo orrore. Ogni giorno un attentato. Ogni giorno
qualcuno ammazza qualcun altro perché la pensa diversamente, perché è di
un'altra religione o semplicemente perché è uno dei tanti che lui odia, uno
responsabile - come tutti gli altri, come tutta la società - della sua
infelicità. Ogni giorno un mafioso o un dittatore uccidono qualcuno perché si
oppongono al loro potere. Ogni giorno c'è una rapina. Ogni giorno c'è un
omicidio o un femminicidio. Ogni giorno una madre ammazza un figlio o un figlio
ammazza i genitori. Ogni giorno un gruppo combatte contro un altro per la
supremazia. Ogni giorno si compete tra individui di una stessa società...
Ogni giorno l'aggressività, la volontà di potere, il desiderio di
supremazia o di conquista, segnano il mondo con una scia di sangue e di dolore
- e non da oggi, ma da sempre.
E poi ci sono le calamità naturali: i cicloni, i terremoti, le
frane, le valanghe, i nubifragi, la siccità, le malattie, le epidemie, le
inondazioni, la primavera più piovosa o più siccitosa, l'inverno più freddo o
più caldo, l'estate più rovente, lo tsunami, il meteorite, l'incendio...
E poi ci sono i disastri umani: gli inquinamenti, gli
avvelenamenti, le perdite di radioattività, le esplosioni, i crolli, gli
sprofondamenti, gli incidenti stradali, i medicinali che uccidono, i politici
che rubano, le navi che affondano, gli aerei che cadono, i treni che
deragliano, le droghe che distruggono il cervello, i mass-media che
instupidiscono, le ideologie che corrompono la mente...
Insomma, questo mondo, creato da un Dio che, secondo giulivi
teologi, dovrebbe essere perfetto, è il luogo della violenza, della rivalità,
dell'odio e della sofferenza. E ce n'è per tutti, non vi illudete. È come se la
mente umana fosse in preda a una malattia, a una febbre che la fa delirare, che
la agire freneticamente e sconsideratamente, in preda a impulsi primordiali,
irrazionali. Perfino gli uomini che predicano la pace finiscono per farne una
crociata e dunque per aumentare il livello dello scontro generale.
Ora noi predichiamo la pace mentale, la quiete. Ma siamo una
minoranza. Le maggioranze sono troppo ignoranti e inconsapevoli per vedere se
stesse, per vedere che sono in balia di istinti belluini, e non si fermano mai
a riflettere. Pensate alle religioni che in teoria predicano la pace ma che in
pratica fomentano la guerra. Pensate che ebrei, cristiani, musulmani, induisti,
buddhisti, ecc., non solo si odiano tutti fra di loro, ma offrono la base
ideologica per dividere ancora di più gli uomini. Pensate che verso la fine del
XVII secolo la Chiesa condannò François Fénélon e i "quietisti",
colpevoli di sostenere che, per trovare la pace, occorre uscire dal proprio ego
e staccarsi da tutto e che l'anima deve imparare a tacere, anche di fronte a se
stessa, sospendendo "ogni pensiero inquieto ed affannoso". Questo
movimento spirituale, che si ispirava alle idee di Molinos e di Madame Guyon,
affermava che bisogna cercare Dio attraverso "un'attenzione semplice e
tranquilla" e che solo in questo "stato passivo" si può agire
con una volontà "disinteressata".
Con la condanna del quietismo morì l'ultimo movimento
contemplativo cristiano e si affermò l'avvento di una religiosità più intellettualistica,
più attivistica o soltanto pastorale.
Ma qual è il contrario di quiete? E qual è il contrario di pace?
Lo sappiamo: lo stato febbrile di guerra in cui viviamo, un attivismo fine a se
stesso che distrugge sempre di più questo pazzo, pazzo mondo, che non ha ancora
capito quali sono i veri valori.