martedì 22 dicembre 2015

Vivere con leggerezza

Quando il Buddha afferma che esiste una via per uscire dalla sofferenza non intende dire che c’è un modo per essere sempre contenti, soddisfatti e felici, perché il dolore fisico e il deterioramento non possono essere eliminati; ma intende dire che è possibile non aggiungere al dolore fisico anche la sofferenza mentale.
La sofferenza mentale è “un di più” che noi aggiungiamo.
Se inciampo e cado, mi faccio male. Ma se inciampo, cado e mi do dell’imbecille perché non sono stato attento, aggiungo un tormento. E così soffrirò due volte: per il dolore fisico e per il dolore mentale.
Dobbiamo addestrarci a distinguere le due cose e, più in generale, a vedere come ciò che chiamiamo “mente” sia in realtà un palcoscenico su cui passano le più diverse formazioni mentali.
Noi ci identifichiamo con queste formazioni mentali, facendoci trascinare da emozioni contrastanti. Ma queste formazioni sono come nuvole che passano in cielo, oscurando per un po’ il sole e poi andandosene. Pur essendo inconsistenti, hanno un bel potere.
La soluzione è la posizione del testimone, da conservare sempre nella vita. Se non possiamo cambiare gli eventi né dominare ciò che ci passa per la mente, possiamo però prenderne le distanze.
Possiamo guardarle come si assiste a uno spettacolo di luci e di ombre.
Niente è davvero reale. Tutto è sogno e rappresentazione, compresi noi, le nostre vicende e il nostro mondo. Perfino ciò che riteniamo il nostro io non è che un personaggio di scena.

La vita, senza il peso dell’io, può essere affrontata con più leggerezza.

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