sabato 5 dicembre 2015

Il sogno della vita

Anche se sembra incredibile, non c’è una differenza sostanziale tra sogno notturno e la vita diurna. Si tratta sempre di “realtà” prive di consistenza, di proiezioni della mente, di sogni. La differenza riguarda la durata, l’organizzazione e il senso dell’io.
Nel sogno notturno, l’io è sempre più labile e può facilmente trasformarsi, sdoppiarsi e compiere imprese prodigiose.
Se fossimo consapevoli di sognare, se ci ricordassimo di star sognando, potremmo eliminare la paura e dirigere il sogno. Ma anche qui la convinzione di essere un io e di dover seguire certe regole ci impedisce troppe evoluzioni.
Nel sogno diurno, la convinzione è ancora più radicata, al punto da confinarci in quelli che crediamo input sensoriali. È questa convinzione che rende apparentemente solida la nostra realtà. Dalla solidità della convinzione dipende la solidità di ciò che sogniamo.
Ma se ci risvegliassimo e ci ricordassimo che anche questo è un sogno, potremmo compiere azioni prodigiose, che oggi ci sembrano impossibili. È solo una questione di consapevolezza.
D’altronde, l’addormentarsi, il sognare e il risvegliarsi sono i corrispondenti del morire, dell’attraversare uno stato intermedio (tra la vita e la morte) e del rinascere. Tutte le notti non facciamo che ripetere questo ciclo vitale: moriamo, “viviamo” in qualche modo e rinasciamo. È tutto un ciclo continuo che si ripeterà finché non ci renderemo conto che è un sogno e ci risveglieremo da tutti i tipi di sogno.


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