Non
c’è soggetto senza oggetto, e viceversa. I due sono complementari e quindi
interdipendenti. Se non c’è l’uno, non c’è nemmeno l’altro; se c’è l’uno, c’è
anche l’altro. Vanno sempre insieme.
Ma
c’è un altro aspetto dell’interdipendenza. Se prendiamo un qualunque oggetto,
per esempio un tavolo, dobbiamo pensare che esiste perché è esistito un albero,
un boscaiolo che lo ha tagliato, un falegname, la colla, le viti, la vernice,
tutti gli operai e artigiani che hanno lavorato… tutti gli elementi della
natura che lo compongono (pioggia, minerali, il sole…), e poi i venditori, gli
acquirenti, i trasportatori… insomma non si finisce più.
In
questo modo ci si rende conto che ogni ente non è isolato o isolabile dal
contesto generale, ma è possibile proprio perché ne è una parte.
Questo
vale anche per ogni essere umano: pensiamo ai prodotti, ai genitori e alle cure
che sono state necessarie per generarlo e farlo crescere.
Ogni
ente esiste perché esistono tanti altri enti, anzi tutti gli enti, compresi la terra, il sole, la galassia e l’intero
cosmo.
È
così che si medita sull’interdipendenza. Ed è così che si trova il proprio
ruolo che, per quanto piccolo e insignificante possa sembrare, è invece
determinante nell’economia del tutto.
Uno
è tutto. Tutto è uno.
Finché
non si realizza questa verità, si rimane confinati nel proprio io particolare e
sfugge la visione illuminata dell’insieme.
Non
domandarti che cosa ci stai a fare.
Anche
se vali poco, anche se non sai fare quasi niente, anche se ti senti un
incapace, tu sei un compendio del tutto, tu puntelli il tutto, tu sei tutto. Ti
pare poco? Forse non sei un genio, ma il genio esiste anche perché esisti tu.
Devi
esserne pienamente consapevole, non per gonfiarti di orgoglio, ma per capire l’unità
del tutto.
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