giovedì 24 dicembre 2015

Moksha: la liberazione

Fateci caso: la gioia viene sempre dalla liberazione da qualcosa – da qualcosa che ci restringe, ci limita e ci opprime. Anche in campo spirituale.
E la sofferenza viene sempre dall’essere costretti, prigionieri, obbligati, schiavi.
Chi è più felice dell’uomo che esce da una prigione?
Ora, il corpo, la mente e il senso dell’io ci permettono di esistere per qualche decennio, ma, nello stesso tempo, ci confinano in limiti ben precisi. Non possiamo essere altro, non possiamo davvero scegliere chi essere. Siamo in prigione.
Eppure abbiamo paura che tutto questo finisca, proprio come il prigioniero che teme il mondo libero, il mondo che sta al di là delle mura che lo chiudono.
Ma che cosa rimane? ci domandiamo angosciati.
Che cosa dovrebbe rimanere? Una identità sola, un nucleo solido di senso dell’io?
Non era proprio questo il peso, l’origine di ogni sofferenza?
Comunque vada, saremo liberi… se non ci saremo troppo attaccati a questa provvisoria identità.


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