giovedì 24 dicembre 2015

Anatta

Parlare di anatta (non-sé) è quasi impossibile. Tutti sentono di essere presenti e vivi, e di essere un io preciso. Non accettano l’idea che questo sé in realtà non esista.
Eppure, non c’è niente nella nostra esperienza che sia fisso, immobile e stabile. Tutto cambia, perfino l’Universo –figuriamoci un essere umano. Durerà qualche decina di anni e poi scomparirà. Ma, finché dura, noi pensiamo, è reale.
Ed è reale, più o meno come tutto – come un sogno o una fantasia. Ma, proprio come un sogno o una fantasia, in che cosa consiste veramente? Una serie di impulsi elettromagnetici? Una serie di formazioni mentali? Una serie di nascite e di morti?
A parte il corpo, che finirà in polvere, c’è ben poco per dire che questo io sia consistente, abbia un nucleo solido.
Sembra un notizia ferale per chi ambisce ad esistere in eterno, ad avere un’anima immortale.
Ma, a pensarci bene, è una grande liberazione. Non abbiamo niente di cui sopportare il peso, niente di cui essere responsabili, niente da difendere, niente da mantenere. Siamo liberi come il vento.
La buona novella è questa: siamo liberi, non siamo legati né a un corpo né a una mente né ad un io preciso. Per il momento abbiamo questi abiti. Ma alla fine ce ne libereremo e ne indosseremo degli altri.
Ma, certo, meglio ancora sarebbe lasciar cadere ogni vestito, ogni falsa identità, e liberarsi di ogni abito.
Uomini liberi, uomini nudi.


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