Ovviamente non esiste solo l’attaccamento
all’amore, ma a qualunque sensazione piacevole, che vorremmo prolungare il più
possibile. Tuttavia, la struttura dialettica del reale non ce lo permette.
Dunque, la via migliore non
è cercare di moltiplicare e prolungare le sensazioni piacevoli, ma porre il
proprio centro di osservazione (il proprio sé) al di là di esse. In pratica, si
tratta di coltivare il distacco.
Se le lasciamo essere e
passare, senza cercare di trattenerle, è perché abbiamo capito finalmente che
il nostro obiettivo non è tanto il piacere quanto la liberazione (da tutte le
coppie di opposti).
Una qualunque sensazione di
piacere dà attaccamento e, di conseguenza, delusione e nuova sofferenza.
Invece, il porsi aldilà, il liberarsi, il non trattenere, il lasciar andare, ci
portano in una dimensione di gioia che non ha più niente di sensoriale.
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