Dire
che questa è la società dello spettacolo
è notare un dato di fatto. Tutti i leader, dai politici al Papa, stanno ogni
giorno in televisione a ballare e cantare e a raccontarci balle.
Che
il potere sia semplice rappresentazione, gesto e parola è più che evidente, ed
è un’antica faccenda, una quasi nobile pagliacciata. Chi comanda, forse, non si
rende conto dello spettacolo velleitario e penoso che offre a chi non cede alla
propaganda e guarda queste scene come parte di una carnevalata. I potenti si
riuniscono in vertici, prendono decisioni e soprattutto parlano parlano…
È
sempre stato così. E non cambia mai niente: i ricchi sono sempre più ricchi e i
poveri sono sempre più poveri. E che ne è dei provvedimenti contro
l’innalzamento delle temperature? Enzo Bianchi, priore di Bose, dice che tutti
i governi sono inginocchiati al mercato. Sì, anche la Chiesa.
Però
il problema è che oggi, come scrive “Critica liberale”, questa non è più la
società dello spettacolo, ma dell’avanspettacolo.
Siamo
cioè precipitati da una rappresentazione fittizia ad un’esibizione farsesca,
che non solo non aiuta nessuno, ma, non decidendo nulla di significativo, fa
danni.
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