Noi vogliamo affermare il
nostro essere, la nostra personalità, vogliamo realizzarci, vogliamo
riprodurci, vogliamo ottenere qualcosa nella e dalla vita, vogliamo amare ed
essere amati, vogliamo diventare importanti, vogliamo far soldi, migliorare,
prendere il destino nelle nostre mani: questo è l’impulso che ci guida.
E non è sbagliato in sé; è
il desiderio di essere e di svilupparsi. Ma è solo una metà di ciò che ci
attende.
L’altra metà è lasciar
cadere, lasciar perdere, liberarci, abbandonare.
Non si tratta di due impulsi
contraddittori, ma complementari.
Non dobbiamo affatto
rinunciare a volere e a cambiare le cose. Ma non dobbiamo volere cose che non
fanno per noi, cose per cui non siamo predisposti. Lasciar cadere non è non
fare nulla, ma lasciar perdere ciò che non rientra nella nostra natura.
Per realizzarci, per far
fiorire completamente il nostro essere, non dobbiamo imporci compiti
innaturali, artificiali, non sentiti, compiti per cui non siamo tagliati e che
ci fanno vivere male.
La nostra vera natura non è
ciò che ci impone l’impegno di affermazione egoica, che può essere anche del
tutto sbagliato e velleitario, ma ciò che si rivela quando lasciamo cadere le
pretese dell’ego.
Per sapere quale sia la
nostra via non dobbiamo basarci dunque solo sui desideri dell’ego, che possono
essere ambizioni infondate, ma rimetterci in armonia con la nostra natura più
profonda, che può volere cose completamente diverse da quelle che abbiamo
realizzato o che crediamo di dover realizzare.
Siamo sicuri che ciò che ci
predispone la società o la famiglia sia proprio quello che vogliamo?
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