Tutti hanno modo di vedere –
nel processo intentato contro i due giornalisti Nuzzi e Fittipaldi – quale
pezzo d’antiquariato sia la giustizia vaticana: sembra di essere tornati ai
tempi dell’Inquisizione. A leggi e procedure antidiluviane si aggiunge il mancato
riconoscimento dei diritti della difesa: chi viene processato non può nemmeno
scegliersi un avvocato di fiducia ma deve prendersi quello d’ufficio che gli
passa il Vaticano. Nessun paese del mondo accetterebbe una giustizia del
genere, ma per la Chiesa, che ha la testa nel Medioevo, questo è il massimo
della modernità.
Quello che è lampante è il
tentativo di negare da una parte la libertà di stampa (non si devono far sapere
le malefatte dei preti) e dall’altra di nascondere le ricchezze e gli sprechi
di denaro di un’istituzione che a parole vorrebbe essere la “Chiesa dei
poveri”.
La pubblicità vaticana,
pagata a caro prezzo, ci vuole convincere ogni anno, quando si pagano le tasse,
che i soldi dati alla Chiesa servono a sostenere i poveri. Ma poi si scopre che
servono a trattare con sfarzo cardinali e Curia.
E pensare che questa Chiesa
vorrebbe far la morale agli altri e pretenderebbe, corrotta com’è, di rimettere
i peccati altrui.
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