La consapevolezza del
respiro è il metodo più usato per avviarsi allo stato meditativo.
Sappiamo infatti che la
respirazione rispecchia tutti i nostri stati d’animo: se siamo tesi,
arrabbiati, preoccupati, ansiosi o sereni, la respirazione segue ritmi diversi.
Può essere contratta, breve, lunga, regolare, irregolare, profonda,
superficiale, agitata, accelerata, forte, lieve, leggera, sottile e così via.
In tal senso il respiro accompagna e rispecchia le varie modalità della vita
stessa.
In stato meditativo, deve
essere calmo, lento, pieno, profondo e sottile. Il suo stato avrà comunque un
chiaro effetto su corpo e sulla mente, e viceversa.
Ma non si tratta di forzare
il respiro; si tratta di permettergli di tornare alla sua condizione naturale.
Lo si può cogliere in vari
punti del corpo: le narici, l’addome, la pancia, i polmoni, il diaframma, ecc.
Ma si può anche non seguirlo in alcun punto preciso e percepirlo nella sua
interezza.
Si possono contare i
respiri, utilizzare un mantra bisillabo o impiegare parole come “dentro” o
“fuori” in corrispondenza dell’inspirazione e dell’espirazione. È anche utile
svolgere prima un esercizio fisico che acceleri il battito del cuore e la
respirazione e poi fermarsi a seguire il progressivo acquietamento del respiro…
fino a che quasi scompaia.
Quando alla fine non lo
senti più, e sei pienamente nell’attimo presente, il respiro ha svolto la sua
funzione e può essere abbandonato. Ora la mente è calma e gioiosa, e può essere
utilizzata per andare oltre, per capire tante cose.
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