Tra gli effetti della meditazione c’è la capacità di uscire da se
stessi, dal cerchio chiuso e soffocante del proprio sé, e guardarsi dal di
fuori.
Questo avviene non attraverso un’analisi, come nella psicoanalisi, ma
attraverso una presa di distanza.
In genere siamo talmente identificati con noi stessi, così monolitici,
che non abbiamo né tempo né voglia di osservarci.
La pratica introspettiva non è un esercizio solipsistico, perché finisce
per farci rendere conto che siamo frammenti di un mondo più vasto e che
inglobiamo molti altri sé.
Insomma, in meditazione, non contempliamo solo il nostro ombelico. Piuttosto, il nostro ombelico diventa l’ombelico del mondo.
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