Forse qualcuno non capisce il significato di questa espressione e di
questo esercizio meditativo: essere presenti, coltivare la presenza mentale.
Allora facciamo un esempio.
Se mi mantengo collegato tutto il giorno ad Internet, posso ricevere
continuamente nuovi messaggi. Questo fa sì che io sia sempre impegnato
mentalmente in questa attività di ricezione e di risposta.
Ma, così facendo, non sono più libero, non posso pensare ai fatti miei.
Sono per così dire al servizio della comunicazione.
È bene quindi darsi delle regole o degli intervalli, durante i quali
decidiamo di non ricevere e di rispondere ai messaggi. Dobbiamo recuperare il
rapporto con noi stessi. Diciamoci: “Ora, presenza mentale…” E distacchiamoci
dal collegamento.
Me le distrazioni non sono solo quelle digitali. Noi siamo continuamente
distratti da mille cose e da mille attività. Siamo per così dire sempre al di
fuori di noi.
Perciò, ogni tanto diciamoci: “Presenza mentale…” E stacchiamoci da
questi impegni.
Ma non è finita: anche quando stacchiamo dalle varie attività e
rimaniamo soli con noi stessi, non è detto che lo facciamo veramente. Rimane
infatti l’ultima e più pericolosa distrazione: i nostri stessi pensieri, il
pensare continuamente al passato o al futuro, il fantasticare. Anche in questo
caso siamo alienati, siamo fuori da noi stessi.
Diciamoci dunque: “Presenza mentale…” E stacchiamo, cerchiamo di
svuotare la mente e di essere presenti nel momento, nel qui e ora.
Ne va della nostra salute mentale e della nostra capacità di veder chiaramente.
Ne va della nostra salute mentale e della nostra capacità di veder chiaramente.
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