Spesso la nostra spasmodica ricerca di essere “qualcuno”, riconosciuto
socialmente (è ovvio), vuol nascondere la scoperta che - per noi stessi, dentro
noi stessi - non siamo nessuno.
Cerchiamo e cerchiamo, ma non troviamo niente. Allora, non ci rimane che
essere “qualcuno”… per gli altri. Come quelli che non credono in Dio, ma vorrebbero convincerne gli altri per convincere se stessi.
Ma è un’inutile inganno. Prima o poi si riaffaccerà la sensazione di non
essere nessuno. Questa sì che è una rivelazione. Che tu sia un servo o un re,
sei un essere umano come tutti – e come tutti sei destinato alla debolezza.
Scoprire che non si è nessuno è il primo passo della liberazione. Nessun
obbligo, nessun impegno di affermare se stessi.
Ci spogliamo dei ruoli sociali, ci apriamo al mondo. Non abbiamo più il
recinto dell’ego superbo che ci tenga separati.
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