Entrando nel profondo di noi
stessi, troviamo che non siamo monadi isolate, perché siamo esseri nati per
connetterci. Siamo come i mattoncini del lego o i pezzi di un puzzle: siamo
fatti per combaciare con gli altri. A questo scopo, abbiamo parti concave e
convesse che possono incastrarsi con quelle altrui.
Gli organi fisici di
connessione sono visibili. Ma abbiamo anche organi psichici.
Indipendentemente dal sesso,
possediamo tutti parti cave o vuote per accogliere gli altri. Ecco perché si
parla di non-sé.
Avere o essere un non-sé non
significa non avere un’identità; significa piuttosto avere la possibilità di connessione.
Il non-sé non è una mancanza, ma è lo spazio accogliente che ci permette la
relazione.
Per essere ricettivi,
infatti, non dobbiamo soltanto saperci esprimere, ma dobbiamo anche, all’occasione,
saperci svuotare.
Dobbiamo saper accogliere ed
ascoltare. Se un vaso non fosse vuoto, come potrebbe accogliere l’acqua?
Molte persone sono proprio come vasi talmente pieni (di sé) che non possono contenere nient'altro.
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