Non è facile entrare in
relazione con gli altri, ma non è facile nemmeno entrare in relazione con noi
stessi. Il punto è che noi non ci conosciamo e che possiamo trovare aspetti del
nostro carattere o esperienze sgradevoli – così sgradevoli da respingerle, da
allontanarle da noi stessi, da relegarle in qualche zona buia (inconscio,
preconscio…). E così continuiamo a restarci estranei – estranei in casa nostra.
Per cercare un
riavvicinamento graduale a queste zone buie e sgradevoli, dobbiamo tentare un
approccio prudente che cambi a poco a poco la nostra reazione – e dunque il
nostro stesso stato d’animo. Dall’orrore iniziale dobbiamo passare ad una
maggior familiarità. Un po’ come visitare un obitorio o una sala chirurgica.
Lentamente la reazione di spavento si attenua.
Possiamo infine toccare la
paura, guardarla bene in faccia, imparare a maneggiarla, abituarci ad essa
illuminarla con sentimenti di curiosità, di comprensione, di compassione.
L’oggetto spaventoso, come
un insetto schifoso illuminato da un raggio di luce, resterà abbagliato e si
immobilizzerà, e noi potremo osservarlo con distacco.
Grazie al potere della
mente, siamo nello stesso tempo l’oggetto osservato e il soggetto che osserva.
E l’uno influenza l’altro. Il soggetto cambia a poco a poco il suo approccio
con l’oggetto e in tal modo cambia se stesso. E l’oggetto cambia la sua natura.
Essere presenti mentalmente
non significa soltanto essere consapevoli di ciò che avviene o che sentiamo momento
per momento, ma anche della parti di noi che abbiamo dissociato.
Non si può procedere alla
liberazione se non si è tutti interi.
Meditazione e psicoanalisi hanno molto in comune, nel senso che entrambe cercano di riportare alla luce qualcosa che si trova in ombra. Ma, mentre la psicoanalisi ha bisogno di un altro con cui instaurare un dialogo e si affida alle parole, la meditazione si affida all’autoanalisi, all’autosservazione, e non ha bisogno di parole.
Meditazione e psicoanalisi hanno molto in comune, nel senso che entrambe cercano di riportare alla luce qualcosa che si trova in ombra. Ma, mentre la psicoanalisi ha bisogno di un altro con cui instaurare un dialogo e si affida alle parole, la meditazione si affida all’autoanalisi, all’autosservazione, e non ha bisogno di parole.
Comunque l’una non esclude l’altra.
Tutt’altro.
Nessun commento:
Posta un commento