Se il capitalismo è la
volontà di profitto, e di un profitto senza limiti, allora l’esito finale non
può che essere la distruzione della terra. L’impulso al guadagno, infatti, è
qualcosa di irrazionale che non può trovare in sé dei limiti; è come l’impulso
delle cavallette quando arrivano in un campo: mangiano tutto finché muoiono o emigrano.
Ma dalla terra non si può
emigrare.
Bisogna dunque adottare la
saggia politica del buon pastore che, dopo aver fatto brucare l’erba alle
pecore, si sposta in un altro prato per dar tempo all’erba di ricrescere;
oppure la politica del contadino che, dopo aver coltivato un terreno, lo lascia
a riposo per farlo riprendere.
Si tratta in sostanza di un
criterio di saggezza.
È la saggezza che può
salvare il mondo, non altro.
Ma chi insegna oggi la
saggezza? Da noi si indicano magari gli esempi dei fanatici e santi, non quelli
dei saggi.
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