Basta vedere come si nasce:
tra dolore, spavento e lacrime – della madre e del bambino. Ecco il segno
distintivo della vita. Poi si passerà da una paura all’altra, da una sofferenza
all’altra, da una crisi all’altra… fino all’ultimo trauma...
Siamo tutti inconsistenti,
instabili, effimeri, esseri destinati a sparire in poco tempo. E questa
consapevolezza non può che essere angosciante.
Per fortuna, la vita riserva
anche gioie e soddisfazioni. Ma non tali da cancellare l’altra faccia. Tutto dura poco.
Come difenderci? Non si
tratta di negare la paura o di nasconderla attraverso il vitalismo o l’illusione di immortalità.
Si tratta piuttosto di
guardare in faccia l’orrore senza farcene travolgere, senza perdere l’equilibrio.
Perché è certo che più si nega, più l’impatto sarà devastante.
Il problema è trasformare la
visione dell’instabilità in una forza che arricchisce. Chi guarda il trauma con
consapevolezza, ha già vinto l’angoscia, ed ha una nuova energia.
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