mercoledì 25 marzo 2015

Mindfullness

Questa parola inglese significa letteralmente “pienezza (fullness) della mente (mind)” e sta a indicare la meditazione di consapevolezza.
Nella meditazione di consapevolezza cerchiamo di vedere con più chiarezza ciò che avviene dentro di noi. Il suo scopo è capire la differenza tra l’essere comandato e trascinato dai pensieri (e dagli altri moti mentali) e l’essere colui che osserva i pensieri. Ciò che affiora non sono soltanto pensieri, ma anche stati d’animo, alcuni semplicemente negati perché dolorosi. Noi però non dobbiamo cercare di respingere ciò che è spiacevole: dobbiamo osservare tutto, imparzialmente, con distacco.
Questo distacco ci rende più consapevoli. La mente infatti ha una natura autoriflessiva e permette di trovare un centro non toccato dagli eventi mentali che affiorano di continuo, alcuni dall’inconscio.
Dobbiamo osservare tutto con obiettività e prenderne nota. Non dobbiamo invece tentare di sopprimere o di reagire. Da una parte si pone l’ego con le sue attività e dall’altra il testimone che lo osserva.

Questo esercizio allevia lo stress e sviluppa le aree della mente associate all’autocoscienza. Se viene applicato ai nostri problemi personali, diventa una forma di autoconoscenza e di autoterapia; e se viene applicato ai problemi più filosofici (esiste o non esiste un Dio, esiste o non esiste un’anima, esiste un aldilà, che cosa significa vivere, ecc.) permette di uscire dalle risposte stereotipate e sostanzialmente fasulle delle religioni.

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