Le divisioni tra cattolici e
protestanti, quelle tra sciiti e sunniti o quelle tra mahayana e hinayana dimostrano
che nelle religioni si pone sempre lo stesso problema: chi è l’interprete
autorizzato del messaggio del fondatore? Se il fondatore, il profeta, non ha
organizzato lui stesso la successione, il dilemma resta. Ma resta in ogni caso,
perché le cose, i tempi e le menti cambiano.
La verità è che è assurdo
pretendere che una successione si mantenga a lungo; prima o poi qualcosa arriva
a spezzarla e a cambiarla. Niente dura a lungo, niente si mantiene uguale a se
stesso. Il tempo scorre e cambia tutto, le interpretazioni e gli animi degli
uomini.
Gi iniziatori di religioni
sono individui eccezionali e i loro successori non possono avere le stesse
qualità.
Tentare di immobilizzare il
loro messaggio in canoni e dogmi è altrettanto inutile. Anzi, finisce per
isterilire il messaggio stesso – che deve essere invece rinnovato e vivificato
dalle menti umane, da chi ne ha le possibilità.
Lo spirito è libero e non
può essere codificato in formule.
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