lunedì 16 marzo 2015

Sulla natura della meditazione

Un lettore mi ha domandato che cosa distingue la meditazione da una fede qualsiasi. E io gli ho risposto che lo stato meditativo va sperimentato, non solo pensato o sperato. La meditazione è una pratica, un'esperienza, non una fede che non può essere provata.
Il fatto che non debba essere una fede o una religione, cioè una semplice operazione culturale, è confermato dalla prassi di avvicinamento, dall’approccio, dal metodo, che consiste nel mettere temporaneamente fuori uso le attività mentali. In tal senso si parla di non-mente.
Di questa esperienza si parla in varie tradizioni, da quella delle Upanishad (Vedanta) a quella del buddhismo (nelle sue varie diramazioni), da quella dello yoga a quella del taoismo. Se ne parla inoltre, seppure in forme interpretazioni diverse, in tutte le tradizioni mistiche. Questo tanto per dare dei punti di riferimento.
La meta finale, l’ “illuminazione”, significa semplicemente un “vedere con chiarezza”, un constatare, un verificare che la natura auto-luminosa del proprio essere è la natura luminosa del tutto. Comunque, anche se non si raggiungono esperienze di vetta, è possibile ottenere una maggior chiarezza e un maggior equilbrio.
Gli approcci, le tecniche, sono appunto l’argomento di questo blog, che conta ormai più di duemila post. In ogni caso, si tratta di sospendere le abituali attività conoscitive, che sono sempre dualistiche (bene-male, alto-basso, creatore-creazione, soggetto-oggetto, principio-fine, trascendente-immanente, ecc.), e concentrarsi nello spazio vuoto che esiste tra un atto mentale e l’altro.
Accanto a questa funzione spirituale, la meditazione è un insieme di metodi, una vera e propria disciplina, per conoscere e trasformare i nostri stati mentali e quindi per liberarci dai condizionamenti più dolorosi. In tal senso si parla di “risveglio”, perché ci si rende conto di aver fin allora vissuto sotto l’influenza di valori, di schemi e di comportamenti sbagliati che portano inevitabilmente all’insoddisfazione e alla sofferenza.


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