Domandiamoci, come esercizio
meditativo, quale sia il nostro desiderio più profondo, la nostra vera
aspirazione, il senso della nostra vita.
Concentriamoci sulla domanda
senza cercare di rispondere in termini concettuali. Rimaniamo semplicemente in
una posizione di ascolto.
Passando in rassegna i
nostri vari desideri, vediamo che molti non sono affatto così importanti e che,
anzi, generano inquietudine e spreco di energie.
Ogni desiderio nasce da una
scissione tra soggetto che desidera e oggetto desiderato. E i desideri non
essenziali, una volta soddisfatti, non eliminano la noia o l’insoddisfazione.
Cercando più a fondo,
scartiamoli uno ad uno, fino ad arrivare a quello più profondo - che in realtà
è un’assenza di intenzionalità. Il vero desiderio, quello che li esaudisce tutti,
è il distacco dai desideri e dalle aspettative. Solo così si esce dal dualismo e
si recupera l’unità originaria – che produce un piacere, una soddisfazione senza
precedenti, sconosciuta in questo mondo dei desideri.
Per eseguire l’ esercizio,
mettetevi in una posizione a gambe incrociate. Ogni posizione fisica, infatti,
corrisponde ad uno stato d’animo. Se rimaniamo in piedi, vogliamo essere
attivi. Se ci sdraiamo, vogliamo riposare. Se ci sediamo, siamo rilassati e intendiamo
indagare.
Curate la posizione della
schiena, che deve essere diritta ma non tesa. Se pendete in avanti e tenete le spalle
curve, questo denota disinteresse. Se volete veramente far qualcosa, vi mettete
eretti – pronti ad ogni scoperta.
Questa è la posizione della
domanda la cui risposta esce dal gioco mentale.
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