Non dobbiamo farci condizionare dal “sesso sì”
o “sesso no”. Verginità, castità, sessualità, devono dipendere unicamente dalle
nostre disposizioni individuali, che,
tra l’altro, non sono fisse. Per un certo periodo si può essere in un modo, e
poi in un altro. Sono le esigenze del momento che contano, non quelle delle
tradizioni o della società in cui viviamo.
Le donne sono sempre state trattate male dalle
varie religioni, che sono tutte patriarcali.
Talvolta una donna sente il bisogno di essere “vergine”
per non venire sfruttata e controllata dall’uomo, ma, se è l’uomo che la vuole
così, cessa di essere libera. Così come non sono libere le monache, che vivono in
guscio protettivo in cui non possono trovare se stesse.
In altri momenti la donna avverte l’esigenza di
essere amante, moglie e madre. E non deve lottare contro questi impulsi. Ma non
deve abbandonare le sue capacità più profonde.
Le donne hanno capacità naturali di cura, di
ascolto, di intuizione, di introspezione e di meditazione. È quindi giusto che
si esercitino nella varie condizioni – vergini, amanti, madri – senza per
questo smettere di seguire una via spirituale. La spiritualità non si fa
dettare leggi da nessuno e si esprime in tutte le condizioni della nostra
esistenza.
Le donne devono liberarsi due volte: prima dall’idea
di essere esseri di serie B, sottoposte agli uomini; e poi da tutti gli altri condizionamenti
da cui devono liberarsi anche i maschi.
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