Nel terzo secolo dopo Cristo
si diffusero nell’impero romano i culti provenienti da Oriente, le religioni
che promettevano la salvezza nell’aldilà, visto che l’aldiqua appariva sempre
più tetro e senza speranza. Oltre ai culti di Mitra, di Sabazio, di Giove
Dolicheno, di Iside e di Cibele, si diffuse anche il culto di Gesù.
All’inizio i greci e i
romani si misero a ridere: quel culto così incredibile non avrebbe mai potuto
affermarsi.
Ma gli imperatori romani
compirono due errori: non si accorsero che i seguaci del Cristo erano i più
organizzati e settari e misero a morte alcuni di loro, facendone dei martiri.
I cristiani andarono a
nozze: vivevano di martirio. E così quello che non fece il mito di Gesù, lo
fece il mito dei martiri: costruì nell’immaginario collettivo degli eroi e un legame
forte come la morte.
In seguito, i cristiani si
vendicarono, e, quando giunsero al potere con Costantino, disgregarono quello
che restava dell’impero romano. Da quel momento non si fermarono più, e
distrussero ogni istituzione statuale.
È per questo che in Italia
non si è potuto mai affermare il senso dello Stato, nemmeno oggi.
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