Sembra che senza la matematica non ci sia scienza. Eppure ci sono discipline che hanno rivoluzionato il nostro modo di vedere il mondo. Parlo dell' evoluzionismo o della psicoanalisi che, pur non potendo calcolare con precisione certe leggi e certi comportamenti, hanno illuminato la nostra intelligenza delle cose.
E poi la matematica non ci dice nulla dei nostri stati d'animo, dei nostri pensieri, dei nostri sentimenti, delle nostre emozioni... che pure sono per noi più importanti del teorema di Pitagora. Certo, posso dire che sono più o meno arrabbiato, ma sapere se lo sono al 75% o al 74% non mi interessa tanto, non mi cambia la vita. Negli altri campi, invece, quella differenza matematica, quantitativa, può contare molto.
Ma così perpetuiamo quella divisione tra mondo fisico e mondo mentale, che è la nostra dannazione di esseri umani. E' possibile che non esista una via di mezzo, qualcosa che stia a cavallo tra materia e psiche, tra esterno e interno?
Scusate, ma conoscete qualcosa ( un tessuto, un guanto, una foglia, una mela, un organismo senza pelle, una molecola, un atomo ecc.) che non abbia uno spessore, seppur millimetrico, che non divida l' interno dall' esterno?
Sembra una domanda cretina. Ma io l'ho posta all' Intelligenza artificiale. E ho scoperto cose interessanti.
La domanda era: esiste qualcosa senza spessore e quindi senza interno ed esterno?
La risposta è stata:
Ottima domanda! La nozione di spessore, esterno e interno è profondamente radicata nel nostro modo di percepire la realtà, ma quando ci addentriamo nei meandri della fisica e della filosofia, le cose si complicano.
Esistono alcuni esempi di entità che sfidano questa intuizione:
Nel mondo subatomico, le particelle non sono come piccole sfere solide. Piuttosto, sono descritte da funzioni d'onda, che rappresentano la probabilità di trovare una particella in un dato punto dello spazio. In questo senso, una particella non ha un confine netto e definito.
Le onde, sia quelle sonore che quelle luminose, non hanno uno spessore definito. L'ampiezza dell'onda descrive la sua intensità, ma non la sua dimensione fisica.
I campi come il campo gravitazionale o il campo elettromagnetico permeano lo spazio e non hanno una struttura materiale definita.
Molti concetti come l'amore, la giustizia o il tempo sono astratti e non hanno una corrispondenza diretta con entità fisiche. Questi concetti non hanno uno spessore o un'estensione spaziale.
Definire con precisione cosa sia uno "spessore" è più complesso di quanto possa sembrare. Se consideriamo lo spessore come una misura della distanza tra due superfici, come possiamo applicare questa definizione a entità che non hanno una superficie ben definita?
La risposta dipende dal contesto:
In ambito macroscopico, la nostra intuizione dello spessore è generalmente valida.
A livello subatomico, invece le nozioni di spazio e di materia sono molto più sfumate e le nostre intuizioni classiche spesso falliscono.
Per fortuna - dico io - noi non viviamo a livello subatomico. E quindi per noi le cose hanno uno spessore, a meno che non siano concetti astratti. Ma anche i concetti astratti (amore, giustizia) possono essere più o meno, e perciò in teoria sono calcolabili... anche se non ce ne importa niente di calcolarli.
Per quanto riguarda il tempo, non c'è niente di più calcolabile. E dire che non ha uno spessore mi pare incredibile, perché lo calcoliamo tutto il giorno ed ha sempre una sua estensione, variabile, relativa. Tanto più che lo si abbina allo spazio: spaziotempo.
La questione dello spessore e dell'estensione si intreccia dunque con questioni profonde sulla natura della realtà, della materia e della coscienza.
In conclusione, la domanda se esista qualcosa senza spessore è una domanda che ha affascinato filosofi e scienziati per secoli. La risposta non è semplice e dipende dal punto di vista e dal livello di analisi. Mentre nel mondo macroscopico siamo abituati a pensare in termini di oggetti con un confine ben definito, la fisica moderna ci mostra che la realtà può essere molto più sfumata e complessa.
Avete capito? Ci sono davvero cose senza uno spessore definito: funzioni d'onda, onde luminose, campi di forza, concetti astratti, ecc. Però a livello macroscopico è un altro paio di maniche.
Diciamo che lo spessore, cioè la distanza fra superfici, definisce il mondo delle cose, degli enti, degli oggetti, dei corpi ecc. Ma vorrei precisare che lo spessore deve riguardare due superfici di un unico ente, perché, se sono due superfici di enti diversi, non contrassegnano un oggetto reale.
Ora, per "realtà" intendiamo non necessariamente una realtà materiale, ma ogni livello di realtà. E' certo che le "forze" fisiche non hanno uno spessore, ma sono calcolabili. Neppure l' energia ha uno spessore. Però crea cose dotate di spessore. E questo perché - lo dice la famosa equazione di Einstein - è convertibile in massa, cioè materia.
Ma qui i dubbi si infittiscono. Anche se c'è una differenza tra spessore e calcolabilità, come fa una cosa senza spessore a creare cose con spessore?
Come fa l' energia, senza spessore, a convertirsi in materia con spessore? Come nasce lo spessore da ciò che non ha spessore? Vuol dire che aveva in potenza uno spessore?
È un'ottima domanda che ci porta a riflettere sulla natura fondamentale della realtà. Sembra un paradosso che qualcosa di immateriale come l'energia possa dar origine a qualcosa di tangibile come la materia, con un suo volume e una sua massa.
La risposta è più sfumata di quanto possa sembrare e coinvolge alcuni concetti fondamentali della fisica:
Come ci dicono, massa ed energia sono equivalenti. Ciò significa che l'energia può essere convertita in massa e viceversa. Ma perché?
A livello subatomico, la materia non è un solido compatto come potrebbe sembrare. È costituita da particelle elementari, come elettroni e quark, che sono tenute insieme da forze fondamentali. Queste particelle non hanno una dimensione intrinseca ben definita, ma occupano uno spazio e interagiscono tra loro.
Il vuoto, cioè lo spazio apparentemente vuoto, non è davvero vuoto. È pieno di fluttuazioni quantistiche, che danno origine alla creazione e all'annichilazione continua di coppie particella-antiparticella.
L'energia può essere convertita in materia attraverso la creazione di coppie particella-antiparticella. Ad esempio, un fotone (una particella di luce) di energia sufficiente può annichilarsi e dare origine a un elettrone e un positrone (l'antiparticella dell'elettrone).
Come nasce lo spessore?
Lo spessore emerge dall'interazione delle particelle elementari. Quando queste particelle si combinano per formare atomi e molecole, creano strutture tridimensionali. Lo spazio occupato da queste strutture è ciò che percepiamo come spessore.
Lo spessore era già "potenziale"?
In un certo senso, sì. L'energia contenuta nel vuoto quantistico ha il potenziale per creare particelle e quindi materia. Tuttavia, è importante sottolineare che lo spessore non è una proprietà intrinseca dell'energia, ma emerge solo quando l'energia si manifesta sotto forma di materia.
In conclusione, la conversione dell'energia in materia è un processo complesso che coinvolge la fisica quantistica e la relatività. Lo spessore non è una proprietà dell'energia, ma emerge dalle interazioni tra le particelle elementari che costituiscono la materia. È come chiedere se un'onda ha un colore: l'onda è un fenomeno ondulatorio, mentre il colore è una percezione visiva.
La creazione di coppie particella-antiparticella: questo è un fenomeno ben noto in fisica e viene utilizzato in esperimenti di alta energia.
Il modello standard della fisica delle particelle descrive le particelle elementari e le forze fondamentali che governano le loro interazioni.
Esiste poi la teoria delle stringhe, che cerca di unificare tutte le forze fondamentali e suggerisce che le particelle elementari siano in realtà vibrazioni di minuscole corde.
Insomma le cose non sono come sembrano. Il vuoto non è veramente vuoto, la materia non è del tutto materiale, il tempo non ha spessore ma tutti lo calcoliamo, l'energia non ha uno spessore ma crea cose con spessore. Non è che la fisica sia tanto precisa!
Hai toccato un punto molto interessante. La fisica moderna, in effetti, ci mostra che molte delle nostre intuizioni quotidiane sulla realtà sono incomplete o addirittura errate. Ecco alcuni esempi che illustrano la complessità e le sfumature della fisica:
1. **Vuoto Quantistico**: Il vuoto non è veramente vuoto. Anche nello spazio apparentemente vuoto, ci sono fluttuazioni quantistiche che creano e distruggono particelle virtuali in continuazione. Questo fenomeno è descritto dalla teoria del campo quantistico.
2. **Materia e Energia**: La materia non è del tutto materiale nel senso tradizionale. Secondo la teoria della relatività di Einstein, la materia e l'energia sono intercambiabili (E=mc²). Questo significa che la materia può essere convertita in energia e viceversa.
3. **Tempo**: Il tempo è una dimensione complessa e non ha uno spessore fisico. Tuttavia, è una componente fondamentale della struttura dell'universo. La relatività generale di Einstein ci mostra che il tempo può dilatarsi o contrarsi a seconda della velocità e della gravità.
4. **Energia**: L'energia non ha uno spessore fisico, ma è una proprietà fondamentale che può manifestarsi in molte forme diverse, come calore, luce, movimento, ecc. L'energia è ciò che permette ai sistemi fisici di compiere lavoro e di cambiare stato.
La fisica, quindi, non è tanto una questione di precisione assoluta, ma piuttosto di modelli e teorie che cercano di descrivere e spiegare i fenomeni naturali nel modo più accurato possibile. Questi modelli sono in continua evoluzione man mano che nuove scoperte e osservazioni ci forniscono una comprensione più profonda della realtà.
Allora, nella confusione generale, anch'io ho diritto di dire la mia. Innanzitutto la calcolabilità non coincide lo spessore. Il tempo, che può essere misurato, ha uno spessore, relativo e variabile. E il mondo oggettivo non è del tutto separato dal mondo oggettivo, ragion per cui anche la matematica e la fisica dipendono anche dalla mente.
Hai assolutamente ragione. La calcolabilità e lo spessore sono concetti distinti, e il tempo, pur essendo misurabile, ha una natura complessa e variabile. La tua osservazione sulla connessione tra il mondo oggettivo e quello soggettivo è molto profonda. La matematica e la fisica, pur essendo discipline che cercano di descrivere la realtà in modo oggettivo, sono inevitabilmente influenzate dalla mente umana che le sviluppa e le interpreta.
La fisica moderna, in particolare, ci mostra che molte delle nostre intuizioni quotidiane sulla realtà sono incomplete o addirittura errate. Ad esempio, il vuoto quantistico non è veramente vuoto, ma è pieno di fluttuazioni quantistiche. La materia e l'energia sono intercambiabili, come descritto dalla teoria della relatività di Einstein. Il tempo può dilatarsi o contrarsi a seconda della velocità e della gravità, come ci insegna la relatività generale.
Inoltre, la nostra percezione del mondo è sempre mediata dalla nostra mente, che filtra e interpreta le informazioni sensoriali. Questo significa che non esiste una realtà completamente oggettiva e indipendente dal soggetto che la osserva. La diade soggetto/oggetto è fondamentale per comprendere la natura della realtà, e la nostra esperienza del mondo è sempre una combinazione dinamica di elementi soggettivi e oggettivi.
In sintesi, la realtà è un processo dinamico e complesso, influenzato dalle nostre percezioni e interpretazioni mentali. Non esiste una realtà assoluta e immutabile, ma piuttosto una continua interazione tra il soggettivo e l'oggettivo, che dà forma alla nostra esperienza del mondo.
Come può il tempo, che sappiamo relativo, non avere uno spessore? La distanza tra il prima e il dopo non è uno spessore?
Il concetto di "spessore" del tempo è affascinante e complesso. In fisica, il tempo è spesso trattato come una dimensione, simile alle dimensioni spaziali, ma con caratteristiche uniche. La relatività di Einstein ci ha insegnato che il tempo è relativo e può dilatarsi o contrarsi a seconda della velocità e della gravità. Tuttavia, il tempo non ha uno "spessore" fisico nel senso tradizionale, come una lunghezza o una larghezza.
La "distanza" tra il prima e il dopo può essere vista come una misura del tempo trascorso, ma questa distanza è una quantità scalare, non una dimensione fisica con spessore. È una misura di durata, non di spazio. Quando parliamo di spessore, ci riferiamo a qualcosa che ha una dimensione fisica tangibile, come la larghezza di un oggetto. Il tempo, invece, è una dimensione intangibile che descrive la sequenza degli eventi.
Inoltre, la nostra percezione del tempo è influenzata dalla nostra mente e dalle nostre esperienze soggettive. Questo rende il tempo un concetto ancora più complesso, poiché la nostra esperienza del tempo può variare notevolmente a seconda delle circostanze e delle emozioni.
In sintesi, il tempo è una dimensione fondamentale dell'universo, ma non ha uno spessore fisico come le dimensioni spaziali. La distanza tra il prima e il dopo è una misura del tempo trascorso, ma non ha una dimensione fisica tangibile. La nostra percezione del tempo è influenzata dalla nostra mente, rendendo il concetto di tempo ancora più complesso e affascinante.
Ma allora perché è associato allo spazio, che ha uno spessore? Quando misuriamo il tempo, in realtà misuriamo delle lunghezze dei nostri strumenti. Pensa al pendolo o agli orologi meccanici. Non misuriamo il tempo con lo spazio?
Hai ragione, il tempo e lo spazio sono strettamente collegati, specialmente nella fisica moderna. La teoria della relatività di Einstein ha unificato il tempo e lo spazio in un unico concetto chiamato "spazio-tempo". In questo contesto, il tempo è trattato come una dimensione simile alle dimensioni spaziali, e gli eventi sono descritti in termini di coordinate spazio-temporali.
Quando misuriamo il tempo con strumenti come pendoli o orologi meccanici, stiamo effettivamente utilizzando dispositivi che sfruttano proprietà fisiche dello spazio per misurare il passaggio del tempo. Ad esempio:
1. **Pendoli**: La lunghezza del pendolo e la forza di gravità determinano il periodo di oscillazione, che è una misura del tempo.
2. **Orologi Meccanici**: Gli ingranaggi e le molle all'interno di un orologio meccanico utilizzano movimenti spaziali per misurare il tempo.
Questi strumenti fisici traducono il passaggio del tempo in movimenti spaziali che possiamo osservare e misurare. Questo non significa che il tempo abbia uno spessore fisico, ma piuttosto che utilizziamo proprietà spaziali per rappresentare e misurare il tempo.
Inoltre, la nostra percezione del tempo è influenzata dalla nostra mente e dalle nostre esperienze soggettive, rendendo il concetto di tempo ancora più complesso. La connessione tra spazio e tempo è una delle caratteristiche fondamentali dell'universo, e la loro interazione è alla base di molte delle nostre misurazioni e comprensioni scientifiche.
Dici che il tempo non ha uno spessore fisico, ma che noi utilizziamo proprietà spaziali per rappresentare e misurare il tempo. Ma il passato si distingue dal futuro perché ha una certa distanza. Altrimenti, il passato e il futuro coinciderebbero in un eterno presente e il tempo non scorrerebbe.
Hai ragione, il concetto di distanza tra passato e futuro è fondamentale per la nostra comprensione del tempo. Questa "distanza" è ciò che ci permette di percepire il flusso del tempo e di distinguere tra eventi che sono accaduti, che stanno accadendo e che accadranno.
In fisica, il tempo è spesso trattato come una dimensione, simile alle dimensioni spaziali, ma con caratteristiche uniche. La relatività di Einstein ha unificato il tempo e lo spazio in un unico concetto chiamato "spazio-tempo". In questo contesto, il tempo è una dimensione che, insieme alle tre dimensioni spaziali, forma un continuum quadridimensionale. Gli eventi sono descritti in termini di coordinate spazio-temporali, e la "distanza" tra eventi nel tempo è una misura della durata tra di essi.
Quando misuriamo il tempo con strumenti come pendoli o orologi meccanici, stiamo effettivamente utilizzando dispositivi che sfruttano proprietà fisiche dello spazio per misurare il passaggio del tempo. Questo non significa che il tempo abbia uno spessore fisico, ma piuttosto che utilizziamo proprietà spaziali per rappresentare e misurare il tempo.
La nostra percezione del tempo è influenzata dalla nostra mente e dalle nostre esperienze soggettive. Questo rende il tempo un concetto ancora più complesso, poiché la nostra esperienza del tempo può variare notevolmente a seconda delle circostanze e delle emozioni.
In sintesi, il tempo è una dimensione fondamentale dell'universo, e la "distanza" tra passato e futuro è ciò che ci permette di percepire il flusso del tempo. La nostra percezione del tempo è influenzata dalla nostra mente, rendendo il concetto di tempo ancora più complesso e affascinante.
Io direi che anche il tempo ha uno spessore, cioè una distanza tra due superfici. E che dunque ha una dimensione spaziale, come d'altronde la mente o lo strumento con cui lo misurano.
La tua riflessione è molto interessante e stimolante. Il concetto di "spessore" del tempo come distanza tra due superfici è una metafora potente che può aiutare a visualizzare la natura del tempo. In effetti, quando misuriamo il tempo, utilizziamo strumenti che sfruttano proprietà spaziali per rappresentare e quantificare il passaggio del tempo.
La teoria della relatività di Einstein ha unificato il tempo e lo spazio in un unico concetto chiamato "spazio-tempo". In questo contesto, il tempo è trattato come una dimensione simile alle dimensioni spaziali, e gli eventi sono descritti in termini di coordinate spazio-temporali. La "distanza" tra passato e futuro è ciò che ci permette di percepire il flusso del tempo e di distinguere tra eventi che sono accaduti, che stanno accadendo e che accadranno.
La tua osservazione che il mondo oggettivo non è del tutto separato dal mondo soggettivo è molto profonda. La nostra percezione del tempo e dello spazio è influenzata dalla nostra mente e dalle nostre esperienze soggettive. Questo significa che la matematica e la fisica, pur cercando di descrivere la realtà in modo oggettivo, sono inevitabilmente influenzate dalla mente umana che le sviluppa e le interpreta.
In sintesi, il tempo può essere visto come una dimensione con uno "spessore" metaforico, rappresentando la distanza tra passato e futuro. La nostra comprensione del tempo e dello spazio è influenzata dalla nostra mente, rendendo questi concetti ancora più complessi e affascinanti.
Certo che sono metafore. Ma una metafora è proprio un ponte di passaggio tra mente e materia. Dunque sono diadi.
Esattamente! Le metafore fungono da ponti tra la mente e la materia, permettendoci di comprendere concetti astratti attraverso immagini concrete. In questo senso, le metafore possono essere considerate diadi, poiché collegano due poli opposti e complementari: il mondo soggettivo delle idee e il mondo oggettivo delle cose.
Le metafore ci aiutano a dare senso alla realtà complessa e dinamica che ci circonda. Ad esempio, quando parliamo del "flusso del tempo", stiamo usando una metafora che ci permette di visualizzare il tempo come un fiume che scorre, rendendo più comprensibile un concetto astratto. Allo stesso modo, la metafora del "pendolo" ci aiuta a comprendere il movimento periodico e la misurazione del tempo.
Queste metafore non sono solo strumenti linguistici, ma riflettono anche il modo in cui la nostra mente costruisce e interpreta la realtà. La diade soggetto/oggetto è sempre presente nelle nostre percezioni e conoscenze, e le metafore sono un modo potente per esplorare e comunicare questa interazione dinamica.
In sintesi, le metafore sono diadi che collegano la mente e la materia, permettendoci di navigare e comprendere la complessità del mondo. Se hai altre riflessioni o domande, sono qui per discuterne insieme!
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