martedì 1 ottobre 2024

Scienza e spirito

 


Ospite del Wired Next Fest Trentino, il fisico e imprenditore italiano Federico Faggin spinge alla riflessione sul rapporto tra scienza e spiritualità. “La scienza negli ultimi 30-40 anni si è resa conto di non essere in grado di spiegare tutto” afferma. Come nel suo ultimo libro Oltre l’invisibile, sul palco mette al centro la fisica quantistica e la interpreta in maniera inedita, spiegando che è proprio questa disciplina a mostrarci l’importanza e ancora prima l’esistenza della coscienza e del libero arbitrio, entrambi “proprietà fondamentali della natura, postulati da cui partire - spiega - Solo il campo conosce sé stesso e lo stato in cui si trova, ha libero arbitrio. La fisica quantistica ci dà solo delle probabilità”.

Le sue critiche sono soprattutto rivolte a quelle che definisce “teorie scientiste”, quindi non scientifiche. “Sostengono che sia il cervello a decidere e poi informare la coscienza, ne negano l’esistenza buttando via proprio ciò che ci differenzia dalle macchine. Il problema della scienza è che oggi ha eliminato il significato, l’intelligenza e la creatività . Siamo folli se continuiamo in questa direzione”. Secondo Faggin, scienza e spiritualità sono da unire, anzi, “la spiritualità può aiutare la scienza ma a sua volta essa ha bisogno della razionalità scientifica”.

Per quanto riguarda la biologia, per esempio, spiega che “chi in questo campo tende a trattare il corpo umano come un computer ci vuole far credere che siamo macchine, ma siamo molto più potenti. Il nostro corpo ci permette infatti di fare esperienze e di imparare a volerci bene e non farci fuori”. Da qui nasce la possibilità di un nuovo rinascimento: “Possiamo avere davanti un mondo nuovo, in cui sostituiamo la cooperazione alla competizione, e alla materia affianchiamo lo spirito e materia, conquistando un nuovo modo di conoscerci”.

Anch’io sono d’accordo che dalla materia non può nascere la spiritualità. Volete che mettendo insieme milioni di neuroni escano come per miracolo sentimenti come la speranza, la nostalgia, il rimpianto e l’angoscia?

È vero che ci sono le “propietà emergenti”, ma anche mettendo insieme milioni da capre o di bufali, non usciranno mai sentimenti del genere. Avranno paura, fame o desiderio sessuale, ma non comporranno mai la Divina Commedia.

Se qualcosa emerge a un certo punto, vuol dire che c’era anche prima. Se di colpo emerge acqua dal terreno, vuol dire che sotto c’era già una falda o un corso d’acqua, ma non affiorava ancora, non si vedeva.

Dunque è più una questione di saper “vedere”, non con gli occhi fisici, ma con la mente interiore. E la mente interiore non nasce dai sassi. Anche se ne metterete insieme milioni, non per questo avranno coscienza.

La coscienza emerge perché c’era già da prima, in una forma nascosta.

Non si può però cadere nell’estremo opposto: che tutto sia spirito. In origine non c’è né lo spirito né la materia, ma qualcosa che è un miscuglio di entrambe le cose – che poi si differenzia.

Quel che è certo è che la mente-coscienza non è il prodotto della materia, a meno che la materia venga intesa come un’energia vivente che si modella in vari modi. E che una scienza che voglia essere solo fisica vede solo metà della realtà.

Non siamo macchine, ma nemmeno angeli. Siamo qualcosa che si evolve e che parecchie potenzialità.

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