Quando ci poniamo problemi profondi, come quello se siamo liberi o determinati, se abbiamo il libero arbitrio o siamo condizionati, se siamo frutti del caso o della necessità, non riusciamo mai a raggiungere una risposta netta. Ci sarà sempre chi ragiona in un modo e chi ragiona in modo opposto, ci sarà sempre chi crede ad una cosa e chi al suo contrario. Sono millenni che andiamo avanti così. Sia nella filosofia che nella scienza, sia nell’intellettuale che nell’uomo comune, sia nel colto che nell’ignorante. Anche dentro noi stessi: un giorno pensiamo in un modo e il giorno dopo pensiamo il contrario.
Oscilliamo.
Il problema è che vorremmo trovare una
soluzione definitiva utilizzando una logica lineare. O l’una ipotesi o l’altra.
L’una esclude “ovviamente” l’altra, è diametralmente opposta.
Purtroppo la logica universale non è quella
umana tradizionale. È ambigua e contraddittoria. Non esclude affatto, non
ricorre all’ “o… o”. Non prevede una soluzione univoca.
Ma è oscillante essa stessa. Si muove come un
pendolo, un colpo avanti e un colpo indietro, prima da una parte e dopo dall’altra.
Anche il tempo, che a noi sembra lineare, procede così. Come il pendolo oscilla
prima da una parte e poi dall’altra. Non prevede un “o… o”, ma un “e…e”.
Una cosa non esclude affatto l’altra (il suo
contrario). Ma ogni cosa include l’altra. Questo perché gli opposti (mentali e
reali) sono correlati, connessi, interdipendenti – anche se proporzionalmente
variabili. Non possono fare a meno l’uno dell’altro.
Se c’è il caso, c’è la necessità. Se c’è il
determinismo, ci deve essere il suo opposto: la libertà di scegliere.
E così via: se c’è l’inizio, c’è la fine; se
c’è la vita, c’è la morte; se c’è il prima, c’è il dopo; se c’è l’alto, c’è il
basso; se c’ il bene, c’è il male; se c’è il maschio, c’è la femmina eccetera
eccetera. E viceversa.
L’uno non esclude l’altro. Anzi, l’uno
presuppone e ha bisogno dell’altro – non solo a livello di logica, ma anche a
livello di realtà.
Io chiamo questo tipo di configurazione “diade”
e lo immagino raffigurato nell’antico simbolo dinamico dello Yang/Yin.
Ecco perché non veniamo mai a capo di queste
contraddizioni. Perché il rapporto di causa/effetto non è lineare, ma circolare
e infinito. Proprio come nelle infinite gradazioni tra il bianco e il nero.
Dunque, cosa dovremmo rispondere quando c’è
da decidere tra due poli contrapposti? Qual è la verità?
La risposta è un’altra diade: la verità non
può esistere senza il suo contrario, la falsità. E dunque, al fondo, le cose
non sono né assolutamente vere né assolutamente false, né assolutamente libere
né assolutamente condizionate. Ma avranno una certa quantità dell’una o dell’altra
polarità, in proporzioni variabili dinamicamente.
Ci sarà, per esempio, un trenta per cento di falsità e un settanta per cento di verità. Oppure, un 40 per cento di libertà e un 60 per cento di determinismo. Oppure un 80 per cento di luce e un 20 per cento di buio – i quali a loro volta non saranno fissi nel corso della giornata, ma continuamente variabili. A sera ci sarà un 20 per cento di luce e un 80 per cento di buio.
A mezzogiorno, saranno esattamente a metà – per un istante. Ma l’istante dopo… E, di notte, non ci sarà mai un buio assoluto, ma la luce della luna o delle stelle, non so in che percentuale.
Ma esiste il buio assoluto, la luce assoluta?
Sentite cosa ci dice la scienza:
In
termini scientifici, il buio è l’assenza di luce. Tuttavia, il buio assoluto,
ovvero un’assenza totale di luce, è praticamente impossibile da trovare
nell’universo. Anche
nello spazio più profondo, ci sono sempre tracce di radiazione cosmica di
fondo, che è una forma di luce residua dal Big Bang.
La luce, d’altra parte, può essere estremamente
intensa, ma non esiste un concetto di “luce assoluta” in senso scientifico. La
luce è composta da fotoni e può variare in intensità e lunghezza d’onda. La
velocità della luce è una costante universale, ma la sua intensità può essere
limitata dalle sorgenti che la emettono.
Quindi, mentre possiamo avvicinarci a queste
condizioni estreme, non possiamo raggiungere né il buio assoluto né la luce
assoluta.
Ma se mi chiudo in
una stanza senza porte e finestre?
Chiudersi
in una stanza buia può avvicinarsi molto al concetto di buio assoluto, ma non
sarà mai completamente privo di luce. Anche nelle stanze più buie, ci possono
essere piccole tracce di luce che filtrano attraverso fessure o riflessi
minimi. Inoltre, i nostri occhi possono percepire anche la più piccola quantità
di luce.
Se ti trovi in una stanza completamente sigillata e
priva di fonti di luce, potresti sperimentare un buio molto intenso, ma non sarà
mai assoluto a causa delle limitazioni pratiche e fisiche.
Le limitazioni pratiche e fisiche che impediscono di
ottenere un buio assoluto in una stanza sono diverse:
1. Imperfezioni strutturali: Anche nelle stanze più ben costruite, ci possono
essere piccole fessure o crepe attraverso cui può filtrare una minima quantità
di luce.
2. Materiali riflettenti: Alcuni materiali all’interno della stanza possono
riflettere anche la più piccola quantità di luce, rendendo difficile ottenere
un buio totale.
3. Radiazione elettromagnetica: Anche se non visibile all’occhio umano, ci sono
altre forme di radiazione elettromagnetica (come gli infrarossi) che possono
essere presenti.
4. Sensibilità dell’occhio umano: Gli occhi umani sono estremamente sensibili e
possono adattarsi a livelli di luce molto bassi, percependo anche la più
piccola fonte di luce.
5. Radiazione cosmica di fondo: Anche se non percepibile direttamente, la radiazione
cosmica di fondo è presente ovunque nell’universo e rappresenta una forma di
luce residua.
Queste limitazioni rendono
praticamente impossibile ottenere un buio assoluto in una stanza, anche se
possiamo avvicinarci molto a questa condizione con le giuste precauzioni.
Comunque, i due estremi non possono
né annullarsi né prevalere – perché devono stare in un equilibrio proporzionale
e dinamico. Forse potremmo arrivare allo 0,1 dell’uno e al 99,9 dell’altro, ma
poi non puoi andare oltre perché entrambi gli opposti devono rimanere, non
possono sparire.
Se sparissero, vuol dire che avremmo
a che fare non con forze contrapposte, ma con singole cose. Per esempio, posso mangiare
il 90 per cento di una pizza e poi il 100 per cento, e a quel punto la pizza
non ci sarebbe più (o almeno sarebbe trasformata nel mio corpo!). Infatti, c’è
la legge di conservazione dell’energia per cui niente può crearsi o
distruggersi, ma tutto deve trasformarsi.
Per fortuna,
perché se potessimo raggiungere il buio assoluto, anche la luce sparirebbe. O
si trasformerebbe in qualcosa d’altro.
Ma
ritorniamo al nostro tema.
Gli opposti
devono controbilanciarsi ma essere presenti entrambi, seppure in proporzioni
diverse. Che ne è della nostra domanda iniziale sul caso e la necessità, sull’inizio
e sulla fine, sulla vita e sulla morte, sul bene e sul male, sul giusto e l’ingiusto,
sull’essere e sul non essere, sul nulla e sul tutto eccetera?
La risposta
giusta è che i due poli non possono escludersi a vicenda, ma essere presenti
entrambi in proporzioni dinamicamente diverse: e quindi la risposta sarà di
volta in volta con percentuali diverse di entrambi.
Proprio come
la luce e il buio sono presenti lungo il giorno in percentuali continuamente diverse
, così i due poli di qualsiasi diade. In ogni verità ci sarà una certa
percentuale di falsità. La vita e la morte saranno presenti in percentuali
diverse lungo il corso dell’esistenza. E, quando uno dei due diminuirà, l’altro
aumenterà, fino al punto in cui uno dei due si annullerà (presumibilmente la
vita) ed entrambi spariranno.
Pensateci un
po’: le conseguenze sono enormi.
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