Quanto sconquassante sia un orgasmo in menopausa. Milano? Ha una cultura fallocentrica. Luoghi e uffici sono fatti per il maschile, non ci sono colori, non c'è tenerezza»
Una carriera da urlo tra le
star del rock. Poi, nel 2021, un cambio vita radicale che l'ha portata in Svezia.
A cinquantasei anni, Paola Maugeri si racconta senza filtri e nella piena
consapevolezza di vivere oggi la vita che ha sempre sognato. Guidando altre
anime nella ricerca del benessere e della sessualità consapevole
Incontrare Paola
Maugeri nel backstage di un suo workshop su intimità e
attrazione a Milano significa
anche questo: assecondare con grazia il flusso degli eventi.
La Signora del Rock - la più celebre giornalista italiana della scena musicale,
che nel 2021 ha cambiato vita trasferendosi in Svezia con suo figlio - oggi è
una donna libera, ma libera veramente. «Scusi, mi devo cambiare, ma lei parli.
Mi chieda pure, io intanto mi preparo», mi dice mentre con eleganza disinvolta
lascia scivolare via un abito per indossarne un altro di colore bianco. Il potere della meditazione, che lei oggi insegna sulla
sua piattaforma Humans,
è d'altronde anche questo: avere la capacità di restare radicati anche quando
si è in ritardo sulla tabella di marcia, senza perdere assolutamente il proprio
centro.
Oggi, nella vita di
Paola Maugeri, non c'è però solo la meditazione (che pratica dagli anni
Novanta). C'è il desiderio costante di guidare altre anime in viaggio nella
spiritualità e nella ricerca del benessere.
C'è la voglia di supportare le donne -
tutte le donne, di ogni età - nella connessione col proprio corpo. A cominciare
dalla propria yoni, l'antica parola
sanscrita che eleva il concetto di genitali femminili a tempio sacro. Solo che lei, per conoscere la propria yoni e gli orgasmi
«sconquassanti» arrivati in menopausa, è partita dal collo. «Ora dirà,
ma che c'entra il collo con la yoni. C'entra!»,
esclama ridendo. Perché ripartire dal tocco è tutto ciò che occorre per
riconnettersi all'innata saggezza del corpo, di cui ci parla in questa
intervista.
Paola, lei nel 2021 ha cambiato vita. Com'è avvenuto un
cambiamento così radicale?
«I cambiamenti non avvengono dall'oggi al domani, succede solo per le decisioni
importanti. Le cose bisogna seminarle e poi lasciarle germogliare. Non
avvengono mai cambiamenti repentini, c'è sempre una voce interiore che
coltiviamo durante il processo. E come sosteneva Tiziano Terzani,
la bellezza di
invecchiare è che puoi salire più in alto su una montagna,
o guardarti alle spalle, e capire che tutto aveva un senso. Io meditavo dal
1996, avevo scritto un libro sul veganismo nel 2010. Era già una vita che mi
chiedevo perché non ci insegnassero a vivere con coscienza».
E il senso che lei ha trovato qual era?
«Che c'è altro. Ieri sono tornata a Milano e nella vecchia casa in cui ho
vissuto per anni. Sono andata in farmacia e ho chiesto dei prodotti. Il
farmacista mi ha detto: “La conosco da trent'anni e lei non mai comprato una
medicina ufficiale”. Ho sorriso, è bello quando gli altri sono testimoni della
tua vita e si ricordano le cose. Io ho sempre cercato di mangiare con
consapevolezza, respirare con consapevolezza. Perché c'era sempre qualcosa che
mi sfuggiva. Mi chiedevo: “Ma è veramente tutto qui?”. E no, la vita non è
quella che vediamo qui».
Poi ha creato Humans, la piattaforma dove insegna
meditazione. Che cosa ha fatto scattare questo desiderio di guidare gli altri
nella ricerca del benessere?
«Nel 2019 ho intervistato Roger Waters dei Pink Floyd a New York.
Mentre lui parlava, ho capito che la mia vita stava andando in tutt'altra
direzione. Volevo aprire una piattaforma in cui parlavo di meditazione agli
esseri umani, lasciare il mio fidanzato e andare a vivere all'estero. Le ho
fatte tutte e tre. Ho lasciato il mio fidanzato. Ho aperto Humans, la mia piattaforma. E me ne sono andata in
Svezia».
Oggi quali rituali di
connessione con sé stessa ci sono nel suo elisir di lunga vita?
«Faccio il bagno nel Mar Baltico tutte le mattine, è un rituale meraviglioso.
Io ho bisogno di vivere con ritualità. Essere tornata a Milano in questi giorni
mi ha fatto capire che non appartengo più a una città caotica. Non posso più
fare file di quaranta minuti per un taxi! E poi credo nel potere della
connessione. I grandi musicisti mi hanno insegnato che attraverso la musica si
può trovare una grande connessione. Credo nella possibilità di poter vivere una
vita più spirituale possibile attraverso la musica. Spiritualità viene da
“spirito” che è "respiro". Noi siamo già esseri spirituali perché
inspiriamo ed espiriamo, già soltanto questo ci dovrebbe rendere degli esseri spirituali.
E poi, Torquato Tasso diceva che è attraverso la musica che l'anima torna al
cielo».
Il suo desiderio e la sua missione oggi?
«Lasciare questo mondo meglio di come l'ho trovato. Nel 2009 ho vissuto un anno a impatto zero. Mi prendevano per pazza, Instagram non c'era, non vivevi un anno senza elettricità e senza frigorifero per mostrarti su Instagram. Lo facevi perché ci credevi veramente. E la mia missione è anche quella di incoraggiare le donne, perché la vita non finisce a quarant'anni. E nemmeno a cinquanta. Io ho cinquantasei anni, ma sento ragazze di quarant'anni dire che la loro vita è finita. Io voglio portare il mio esempio. Perché puoi avere davvero una vita meravigliosa, fare l'amore tutti i giorni, realizzare i tuoi sogni. Culturalmente, noi donne non siamo sostenute nell'invecchiamento. Ed è drammatico».
«Senza meditazione non canto messa, stamattina mi sono svegliata alle cinque e trenta per meditare. Ho bisogno del mio momento per volgere lo sguardo all'interno. Gli occhi interiori sanno guardare in modo spettacolare, e noi spesso questo non lo sappiamo. Ho iniziato a meditare dopo aver incontrato Laurie Anderson, che praticava il buddismo da un sacco di tempo. Era il 1997, fu una delle mie prime interviste. Sentii parlare di meditazione e capii che sarebbe stata la mia direzione. Adesso la insegno».
Poi è arrivato il Tantra che, slegato dall’idea solo sessualizzata
dell’Occidente, è anche una pratica di riconnessione energetica col proprio
corpo. Lei che rapporto aveva col suo?
«Già abbastanza buono. Più che Tantra, volevo scoprire la sessualità consapevole.
Culturalmente, ero in una fase in cui sembrava che la mia vita stesse per
finire: sarebbero arrivati tutti i problemi che la menopausa porta
con sé, non sarei stata più particolarmente attraente... Com'era possibile
tutto ciò? Non potevo credere alla narrativa secondo cui il corpo, uno
strumento così perfetto, a un certo punto si sarebbe spento per la menopausa.
Iniziai a studiare approfonditamente e mi resi conto che c'era un mondo
totalmente inesplorato, fatto di embodiment».
Un tornare al corpo quindi, ai sensi…
«Sì. Noi siamo troppo nella nostra testa! In una società che glorifica l'intellettualizzazione, si diventa nemici del proprio corpo. Non lo conosciamo, lo affanniamo con diete aberranti. Ma il nostro corpo è nato per vivere a pieno, per godere, per sentire, esperire, toccare! Io sono ripartita da questo, dal tocco. Ho frequentato una scuola di Tantra in Svezia, poi ho cominciato a mandare centinaia di e-mail a donne sciamane per aiutarmi a conoscere la mia yoni. Qui siamo abituati ad andare dal ginecologo, che ovviamente è importantissimo per sapere se è tutto a posto. Ma nessuno ci dice mai che stimolando un punto specifico si gode di più. Nel frattempo ho studiato anche per diventare life coach, altra cosa che mi interessava».
E oggi che rapporto ha col suo corpo? Si sente più libera
in Svezia o in Italia?
«No, decisamente più libera in Svezia. Lì non mi conosce nessuno. E questo è
stato fondamentale. Avevo bisogno di smarrirmi per trovarmi a un livello più
profondo. Per chiedermi chi io fossi al di là del mio personaggio. Non più
quella coi capelli blu,
non più quella che ha intervistato Bono degli U2. Non
quella a cui chiedevano se Lenny Kravitz fosse
così figo come sembra. Non che avessi una fama dalla quale dovevo rifuggire,
per carità. Ma era un processo importante per me, per il mio percorso
spirituale».
Per Paola Maugeri l’orgasmo tantrico cos’è?
«Surrendering. Arrendersi completamente. E avere
fiducia nel maschile. Proprio oggi con Manuele (Paradiso, ndr) parlavo di quanto questa città, Milano, abbia una cultura assolutamente
fallocentrica. È tutto basato sul maschile! I luoghi e gli uffici sono fatti per il maschile. Non ci
sono colori, non c'è tenerezza. E la donna per sopravvivere si verticalizza, e
questo è drammatico. I veri grandi orgasmi si hanno nel momento
in cui si lascia andare il controllo e ci si fida completamente del maschile».
Finalmente un piacere slegato
completamente dalla performance…
«Sì! Sembra sempre che noi donne dobbiamo performare, che ciò che siamo non sia
mai abbastanza. E se anche squirti, non squirti come quelle dei film porno.
La cosa più fondamentale invece è stare in uno stato di totale femminilità, surrendering. Se ti fidi, godi. Se non ti fidi, non godi.
Tante di noi non ci siamo mai fidate fino in fondo. Abbiamo raggiunto dei buoni
orgasmi, ma non dei veri orgasmi».
Pensa che la Paola di oggi avrebbe vissuto in modo
differente la gravidanza?
«Io avevo deciso di partorire in casa, ero già incanalata in un percorso di un
certo tipo. Alla fine partorii in ospedale con un cesareo, ma poco importa:
importante era l'intenzione. Ad ogni modo, vivevo ancora in uno stato di
parziale sonnambulismo, non avevo ancora compreso a fondo tutto ciò. Adesso
posso dire però di essere una donna di cinquantasei anni in profonda
connessione con la propria yoni».
E a proposito della menopausa, i miti da sfatare?
«Della menopausa si narrano solo le patologie. Alle donne non si narra quanto sconquassante possa essere
un orgasmo in menopausa. A volte, al riguardo, mi sento fare
battutine in allusione al fatto che il mio compagno è sedici anni più giovane
di me. La verità invece è che la vita è una somma di scelte. Io mi sono
preparata per arrivare alla mia età da quando avevo dodici anni. Non si può arrivare alla menopausa con sei mesi di prevenzione.
Ci si arriva con la sequela di scelte fatte durante l'intera vita. Io
adesso mi sento profondamente connessa e irresistibile! Ho avuto un'insegnante
australiana che mi ha insegnato a toccarmi il collo. Ora dirai, ma che c'entra
il collo con la yoni. C'entra! La
connessione consapevole con il proprio corpo parte dal corpo e dalla presenza».
«Le direi: “Fai esattamente come hai fatto. Continua, vai avanti nonostante le mille porte sbattute in faccia. Non lasciare che gli altri definiscano te o il tuo valore”. Nessuno ha mai creduto in me a parte me stessa. O non ero abbastanza carina o il mio accento non andava bene. Ma l'accento sulla musica, no, nessuno lo metteva. Per condurre un programma musicale devi essere competente musicalmente. E questa era la mia frustrazione. Noi siamo femmine, paghiamo un prezzo per essere femmine ancora nel 2024. Io non ho voglia di sentire quel tipo di femminismo che esclude il maschile. Noi ci salviamo insieme. Sostenere un maschio nella sua grande evoluzione è il lavoro del femminile, ed è la cosa più bella per una donna».
Nessun commento:
Posta un commento