mercoledì 9 ottobre 2024

Le meraviglie del cervello...e della mente

 

Il cervello umano è una meraviglia della natura, il frutto di millenni di evoluzione.

La sua evoluzione è un processo affascinante che ha portato alla complessità e alle capacità cognitive che caratterizzano la nostra specie oggi. Ecco una panoramica dei principali passaggi evolutivi:

 

1. Origini nei primi vertebrati: I primi vertebrati avevano un sistema nervoso molto semplice, con un cervello rudimentale che controllava funzioni basilari come il movimento e la risposta agli stimoli ambientali.

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3. Sviluppo nei mammiferi: Con l’evoluzione dei mammiferi, il cervello ha iniziato a diventare più complesso. I mammiferi hanno sviluppato una corteccia cerebrale più grande, che ha permesso una maggiore capacità di elaborazione delle informazioni e comportamenti più complessi.

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5. Primati e aumento delle dimensioni cerebrali: Nei primati, e in particolare negli ominidi, si è verificato un significativo aumento delle dimensioni del cervello. Questo aumento è stato accompagnato da un’espansione delle aree corticali, che ha migliorato le capacità cognitive, la memoria e l’apprendimento.

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7. Homo sapiens: Nell’Homo sapiens, il cervello ha raggiunto un livello di complessità senza precedenti. Il nostro cervello ospita circa 86 miliardi di neuroni, ciascuno dei quali può formare migliaia di connessioni con altri neuroni, creando una rete incredibilmente complessa e dinamica.

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9. Ruolo dei geni: La ricerca ha identificato specifici geni che hanno giocato un ruolo cruciale nell’evoluzione del cervello umano, contribuendo all’aumento del numero di neuroni e alla formazione di nuove aree corticali.

 

Questi cambiamenti hanno permesso lo sviluppo di capacità uniche come il linguaggio, la socialità, la pianificazione complessa e la creatività. Il cervello umano continua ad essere oggetto di studio per comprendere meglio le sue straordinarie capacità e il suo funzionamento.

 

Si può dire che il cervello immagazzina due copie di ogni ricordo: una nella corteccia prefrontale (a lungo termine) e un'altra nel subicolo (che si cancella con il tempo).

Il cervello produce costantemente elettricità, al punto che potrebbe accendere una piccola lampada. Sono i segnali che i neuroni inviano tra di loro a generare una tale quantità di elettricità.

Il cervello è diviso in due metà, ognuna delle quali è responsabile di funzioni distinti. L'emisfero sinistro è legato al linguaggio, al ragionamento logico, alla lettura, alle operazioni matematiche o alle capacità analitiche.

L'emisfero destro è responsabile dei processi immaginativi e creativi del cervello. Naturalmente, entrambi gli emisferi sono permanentemente connessi tra loro.

Uno studio della Loma Linda University in California (USA) assicura che la risata ha lo stesso effetto sul cervello della meditazione, favorendo i pensieri chiari, positivi e facilitando il processo decisionale. Il che conferma che la meditazione è un processo utilissimo.

Secondo diversi esperti del Massachusetts Institute of Technology (MIT), il cervello è in grado di elaborare un'immagine completa in 13 millesimi di secondo.

Una volta si diceva che noi utilizziamo solo il 10% del cervello. Ma non è vero. Il cervello usa la sua piena capacità e lo fa durante il giorno. E non riposa mai, né di giorno né di notte.

I neurotrasmettitori nel cervello inviano messaggi alle distinte parti del corpo umano a 360 km/h in modo che, quando si pensa a qualcosa, il corpo possa eseguirlo immediatamente.

Nel Mental Health Center dell'Università del Texas (USA) hanno concluso che il cervello dà la priorità alle informazioni minacciose, migliorando le aree che controllano le informazioni visive e il processo decisionale, nonché il comportamento motorio.

Il cervello, pur costituendo solo il 2% del peso corporeo, consuma il 20% dell'energia totale necessaria al nostro organismo per garantire una corretta correlazione tra stimoli e risposte. In termini energetici, si traduce in circa 300 calorie giornaliere.

L'Università di Birmingham (Regno Unito) conferma che l'ossitocina ha lo stesso effetto dell'alcol negli esseri umani. È l'ormone che controlla sentimenti come l'amicizia, l'empatia e persino l'amore.

C'è una parte del cervello che è dedicata esclusivamente alla memorizzazione di informazioni dei volti familiari in modo che possiamo ricordarli ogni volta che li vediamo.

Nella University of Northwestern Bridge (USA) affermano che il cervello ci inganna con alcuni ricordi. Il responsabile è l'ippocampo che modifica la memoria (e lo fa costantemente). Questo non significa che li scambia con ricordi più gradevoli, ma piuttosto che li adatta a ogni persona.

Il cervello ha circa 100 miliardi di neuroni. Sembrano tantissimi, ma dobbiamo considerare che il cervello è responsabile di tutti i nostri processi mentali.

l corpo umano è composto per il 60% da acqua, mentre nel caso del cervello la percentuale aumenta, raggiungendo il 75-80% della sua composizione. Il cervello, senz'acqua, riduce le sue capacità. Quando si dice che ti va il cervello in acqua, non si sbaglia di troppo.

Poi ci sono i neuroni specchio, che sono un tipo di neuroni scoperti nel 1992 da un gruppo di studiosi guidato dall’italiano Rizzolatti.

La base cerebrale della capacità di immedesimarsi negli altri è costituita da questi neuroni, che sono stati chiamati specchio proprio perché si attivano non solo quando l'azione viene eseguita, ma anche quando viene osservata.

Quindi grazie a questi neuroni è possibile capire le intenzioni degli altri velocemente e poi comportarsi di conseguenza: Se sono azioni benevole, i neuroni specchio possono aiutarci ad attivare quei processi di ordine cognitivo superiore che ci inducono a decidere di cooperare; se sono minacciose, a prendere le contromisure adeguate. È un vantaggio evolutivo enorme.

 

I neuroni specchio agiscono quando vediamo qualcuno compiere una determinata azione per capirne in anticipo l'intento. Infatti, anche se i bimbi guardano uno sperimentatore impegnato negli stessi compiti di presa, il muscolo miloioideo si attiva anche durante l'osservazione. 

 

 Tuttavia, si osserva che l'attivazione del muscolo è più lenta rispetto a quanto visto nei bambini più grandi, di 6-9 anni. Questi risultati suggeriscono che la comprensione delle intenzioni motorie altrui è una capacità in via di sviluppo nei bambini in età prescolare. 

 

Se i bambini sono capaci di capire gli altri già a tre anni: è merito dei neuroni specchio. A dimostrarlo è uno studio italiano pubblicato sulla rivista Pnas che ha valutato appunto nel bambino anche piccolo la presenza della capacità di "specchiarsi" negli altri e anticiparne le intenzioni. 

Lo specchio è proprio una metafora della dualità: qualcosa si specchia in me attivando certi neuroni.

Ma la dualità fondamentale è nella presenza dei due emisferi, che sono due cervelli, distinti ma uniti. È inevitabili che questa dualità si rifletta nella mente, che in effetti funziona in base allo schema duale o diadico. Non solo le nostre sensazioni e percezioni sono duali, ma anche i concetti, i sentimenti e le emozioni. Tutta l’attività interpretativa del cervello mente si basa su un funzionamento duale tra poli opposti ma comunque uniti.

Non possiamo insomma pensare al male senza pensare al bene, non possiamo percepire il freddo senza percepire il caldo, non possiamo provare sentimenti di amore senza provare sentimenti di odio, ecc.

Ma questo schema diadico non è casuale: riflette a sua volta la dualità delle forze naturali, che non sono opinabili. La dualità di tanti organi del corpo, la dualità dei movimenti respiratori, la dualità del maschile e del femminile, ecc. E non solo del corpo, ma anche delle forze naturali e del fatto che ad ogni azione corrisponda una reazione, nel mondo fisico e nel mondo mentale.

Esiste un collegamento provato tra attività cerebrali e attività mentali, tra il cervello fisico e la mente, anche se la natura esatta di questo rapporto è ancora oggetto di studio e dibattito.

Le neuroscienze moderne sostengono che la mente sia una funzione del cervello. Questo approccio, noto come monismo, afferma che non esiste una dicotomia tra mente e cervello, ma che la mente è l’espressione delle attività cerebrali.

L’introduzione di tecniche di neuroimmagine, come la risonanza magnetica funzionale (fMRI) e la tomografia a emissione di positroni (PET), ha permesso di osservare come specifiche attività mentali siano associate a particolari aree del cervello. Questi studi hanno dimostrato che processi cognitivi come il pensiero, la memoria e le emozioni sono correlati all’attività neurale. La teoria dell’embodied cognition sottolinea come la mente e il corpo siano strettamente interconnessi. Secondo questa teoria, le nostre esperienze corporee influenzano il modo in cui pensiamo e percepiamo il mondo, La neurobiologia interpersonale esplora come le relazioni sociali e le interazioni influenzino il cervello e la mente. Ad esempio, le esperienze emotive e sociali possono modellare le connessioni neurali e influenzare lo stato mentale.


Ci sono diversi casi noti di persone che hanno subito danni cerebrali che hanno portato a cambiamenti significativi e insoliti nella loro mente e personalità. Ecco alcuni esempi emblematici:

1. Phineas Gage: Uno dei casi più famosi è quello di Phineas Gage, un operaio ferroviario che nel 1848 subì un grave incidente. Una barra di metallo gli trapassò il cranio, danneggiando gravemente il lobo frontale sinistro. Sebbene Gage sopravvisse, la sua personalità cambiò drasticamente: da persona amabile e responsabile, divenne irascibile, impulsivo e socialmente inappropriato1. Questo caso ha fornito importanti informazioni sul ruolo del lobo frontale nel controllo delle emozioni e del comportamento.

2. Henry Molaison (HM): Conosciuto come il “paziente HM”, Henry Molaison subì un intervento chirurgico per alleviare le sue crisi epilettiche, durante il quale gli furono rimosse parti dell’ippocampo e dell’amigdala. Dopo l’operazione, HM non fu più in grado di formare nuovi ricordi a lungo termine, pur mantenendo intatte le sue capacità cognitive e la memoria a breve termine. Questo caso ha contribuito enormemente alla comprensione dei meccanismi della memoria.

3. Clive Wearing: Un musicista britannico che, a causa di un’infezione virale, ha subito danni estesi all’ippocampo. Clive Wearing soffre di una forma grave di amnesia anterograda e retrograda, che gli impedisce di formare nuovi ricordi e di ricordare gran parte del suo passato. Nonostante ciò, mantiene intatte le sue abilità musicali e la capacità di suonare il pianoforte2.

Questi casi dimostrano come danni specifici al cervello possano influenzare profondamente la mente e il comportamento, fornendo preziose informazioni sulle funzioni cerebrali.

Ma, in realtà, abbiamo numerosi casi di persone affette da Alzheimer, dove il cervello non funziona più, che non comunicano più e non riconoscono nessuno. Però, è anche vero il contrario; persone che soffrono di malattia mentale, che non hanno difetti cerebrali.

 

 

In sintesi, esiste un consenso sul fatto che la mente sia strettamente legata al cervello fisico, anche se la comprensione completa di questo rapporto è ancora in evoluzione.

 

 

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