L’io è come un pesce che è guizzato fuori dal mare e ora si dibatte sulla
sabbia, agonizzando.
Mentre, esala l’ultimo respiro, pensa: “Ma perché sono saltato fuori dal
grande mare?” Non era meglio non saltare per niente? Non era meglio rimanere là
dove mi trovavo? Quale inutile desiderio mi ha portato fuori?”
Per fortuna, la morte lo riporterà comunque alla sua origine.
Per fortuna, la morte è molto compassionevole, e ci riporterà allo stato
di fabbrica.
Ma dei nostri sogni, dei nostri desideri, delle nostre ambizioni, dei
nostri amori… che cosa rimarrà?
Niente. Che cosa volete che rimanga di un sogno?
Se riusciamo a fare della nostra meditazione un sonno senza sogni –
ovvero la morte della mente-corpo, dell’io -, abbiamo raggiunto la meta.
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