Il fatto di scattare o di reagire non appena veniamo criticati o offesi
sembra essere un comportamento normale. Ma, se ci pensiamo un po’, così
facendo, il nostro stato d’animo, il nostro benessere/malessere, il nostro
equilibrio/squilibrio, la nostra pace/agitazione, viene a dipendere interamente
dagli altri. Siamo solo specchi che riflettono il comportamento altrui. Ed è
come se ci mettessimo nelle mani altrui.
Gli altri sono in grado di determinare il nostro essere. Diventiamo come
i cani di Pavlov che si mettono a sbavare non appena vien loro mostrato la
bistecca.
Per essere veramente padroni di noi stessi, non dobbiamo mai reagire
come gli altri si aspettano e vogliono. Dobbiamo uscire dalla logica
dell’azione (altrui) e della reazione (nostra). E quindi dobbiamo interporre
un’interruzione, una pausa, un’intercapedine tra il momento in cui riceviamo
l’input e il momento in cui rispondiamo.
Dobbiamo essere in grado, attraverso una presa di coscienza e una presa
in carico della reazione, di decidere noi i nostri stati d’animo. Se per
esempio qualcuno ti irrita e vuol farti arrabbiare, se ti arrabbi stai al suo
gioco e diventi come una marionetta nelle sue mani. Se invece rispondi con
calma, sfuggi alla sua presa, ti liberi della reazione condizionata e puoi dare
una risposta molto più efficace.
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