Spesso proviamo un bisogno ossessivo di denaro non perché ci manchi
veramente l’essenziale, ma perché in realtà dobbiamo coprire un nostro senso di
mancanza. Vorremmo essere ricchi per riempire questo vuoto. Pensiamo che il
ricco, che può comprarsi tutto, non abbia questo senso di mancanza. E ci
illudiamo che il denaro possa ovviare a tale sensazione. Ma non è così. I
ricchi possono essere depressi e infelici esattamente come tutti gli altri.
Poi proviamo un altro bisogno: quello di diventare famosi. Vorremmo
uscire dall’anonimato, vorremmo che il nostro nome fosse noto a tutti, vorremmo
che gli altri fossero interessati a noi. Ma anche qui c’è da domandarsi se non
si tratta di riempire un vuoto – la sensazione di essere inconsistenti, di non
contare nulla. E questa sensazione, anche se fossimo famosi, non scomparirebbe.
E infine vorremmo avere più tempo, perché ci sembra che potremmo fare
molte più cose. Ma in realtà il tempo è limitato per tutti. E la sensazione di
una sua mancanza forse è legata ad un’altra mancanza: quella del nostro io. Se
infatti pensiamo che il tempo non è qualcosa che ci viene dato, ma è proprio
quello che noi siamo, la sua mancanza rivela un vuoto ben più grave. Non è il
tempo che ci manca: siamo noi che manchiamo a noi stessi.
Si riusciamo ad essere con il tempo, nel tempo e il tempo, ci accorgiamo
che in quel presente non contano più né il denaro, né la fama, né il tempo
stesso.
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