Di solito, quando riceviamo una critica, ci sentiamo punti sul vivo,
quasi offesi e provocati, e cerchiamo di difenderci attaccando a nostra volta e
indicano un difetto o un errore di chi ci critica. Una reazione rozza e
sbagliata.
La cosa migliore da fare, invece, è procedere ad un auto-esame e
chiederci se non ci sia una base di verità.
Se c’è, dobbiamo capovolgere il nostro atteggiamento.
Anziché considerare l’altro un nemico e provare per lui un impulso di
avversione o di vendetta, consideriamolo un utile collaboratore.
A volte, infatti, le critiche ci fanno vedere di noi quello che non
avevamo notato o non volevamo vedere.
“Anche se qualcuno ti deride
e parla male di te in mezzo alla folla,
consideralo un maestro spirituale.”
Togme
Sangpo (1295-1369)
Soprattutto, dominare la propria collera. Se la critica non ha nessuna
base, non c’è bisogno di prendersela. Se è fondata, non bisogna reagire
meccanicamente, ma utilizzare la saggezza discriminante. E vedere in colui che
ci critica un intervento provvidenziale.
Lo scopo è conoscere se stessi. E, a questo proposito, uno che ci
critica è più importante di un adulatore.
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