Nel percorso del risveglio, bisogna per forza passare da una
comprensione di come abbiamo costruito il senso del nostro io. Di quanti luoghi
comuni, di quanti schemi precostituiti e di quanti condizionamenti abbiamo
utilizzato per arrivare a sentirci noi stessi.
Se tutto ciò che conosciamo è condizionato, figuriamoci se non lo è il
senso del sé. Di conseguenza, ci sentiamo estranei a noi stessi – conviviamo con
uno sconosciuto.
È per questo che abbiamo spesso un senso di mancanza e di irrealtà. Sarà
vero tutto ciò o è una mia proiezione?
La verità è che al nostro centro troviamo un buco, un vuoto. Certo,
sappiamo più o meno chi siamo. Ma abbiamo anche un senso di insicurezza e di
incertezza. Ci manca un vero ancoraggio.
Tutto ciò è sgradevole. Ma non bisogna cercare di eludere questa
incertezza. Dobbiamo rimanere fermi in essa. Affrontare il buco nero. Perché
noi siamo esattamente quello.
È inevitabile che ci sentiamo insoddisfatti e incompleti. Ma non può che
essere così. Perché la mia precedente esperienza dell’io era in gran parte
illusoria e il buco nero non può essere colmato con qualche identità fittizia,
come un super-ego o un’anima immortale.
Non possiamo comprenderlo. È lui che comprende noi. Restiamo dunque con
questa nuova esperienza, forse sconcertante, ma creativa. Restiamo in contatto
con questa realtà. La vacuità è la possibilità della pienezza, oltre che della
spontaneità e della creatività. Al contrario, la presunta pienezza di un io
definito in tutto, è un’illusione.
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