C’è qualcosa che può essere solo soggetto di consapevolezza, ma non
oggetto. È il testimone, il sé più profondo, che è sempre presente e che non
può essere conosciuto come un qualunque oggetto.
Se proviamo a cogliere questo principio consapevole, non ce la faremo.
Perché ci sarà sempre un soggetto che è consapevole di questa nostra
conoscenza. È come il cane che vorrebbe afferrare la propria coda.
Il sé, il testimone, non può essere ritrovato in nessun oggetto perché
non è collocato né in uno spazio né in un tempo. È sempre qui e ora, e svolge
il suo lavoro di testimonianza.
Il sé è consapevole di ogni momento della vita, di ogni esperienza, di
ogni cambiamento, dalla nascita alla morte; ma lui non cambia. È il perno
attorno a cui gira ogni cosa, ma lui non gira. È consapevole di tutti i nostri
pensieri e stati d’animo, ma lui non ne è toccato.
Noi abbiamo esperienza del divenire solo nella memoria legata
all’io-corpo. Ma il sé ne è al di fuori.
Come esercizio, cerchiamo cogliere questo principio consapevole, che è
sempre presente in tutte le nostre esperienze. Proviamo e riproviamo, andando a
precedere ogni atto conoscitivo.
Naturalmente non ci riusciremo, perché saremo sempre preceduti dal
soggetto che ne è consapevole.
Dunque, smettiamo, lasciamo perdere ogni sforzo… In quell’istante, cessiamo
di inseguire il sé – e lo siamo.
Nessun commento:
Posta un commento