sabato 31 agosto 2019

Un messaggio fondamentale


La vera via, alla fine, consiste nell’osservazione di se stessi – prima delle varie attività della mente, poi della coscienza e infine della consapevolezza. A questo proposito, possiamo dire che tutti sono coscienti, ma che pochi sono consapevoli. E dobbiamo aggiungere che la consapevolezza ultima (o prima) non può più essere osservata come un oggetto qualunque, ma si può solo esserla.
Quando abbiamo un momento libero, quando abbiamo un momento di tregua, questo è il nostro lavoro interiore. Quando la mente è ferma, la realtà delle cose ci appare nella sua luce originale, e di conseguenza avremo una nuova visione del mondo.
Perché è la realtà del modo che va messa in discussione. Ciò che ci appare vero e solido, è in realtà un’illusione, un’apparenza, una rappresentazione, una falsa identificazione. La nostra persona, il nostro io, non è che un insieme di schemi, di abitudini e di ripetizioni. Ma noi non siamo né il corpo né la mente… e neppure l’io che crediamo di essere.
Noi siamo oltre.
Noi siamo il testimone, pura consapevolezza. Il Sé è al di là del corpo, della mente e del mondo. È indipendente e immutabile. Ricordiamoci dunque chi siamo veramente.
Questo è il messaggio dell’Advaita Vedanta, chiaro e semplice.
Non è una fede, ma la sua realtà può essere esperita direttamente qui e adesso.

2 commenti:

  1. Gentile Lamparelli,
    quando scrive di Advaita Vedanta, i suoi riferimenti sono gli autori classici e i testi tradizionali (Govinda, Gaudapada, Shamkara, Upanishad), o i moderni interpreti tipo Tony Parson e Mauro Bergonzi? Grazie...

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  2. Ovviamente sia gli antichi che i maestri moderni (per esempio, Nisargadatta e Ramana). Noi non dobbiamo attenerci a nessuna tradizione, ma cercare a nostra volta una nostra via, utilizzando tutto e tutti. Non dimentichiamoci infatti che anche gli antichi hanno fallito nel cambiare la mente umana.

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