venerdì 30 agosto 2019

Utilizzare il riposo


Utilizzare il riposo
In tempi di crisi (ma sono sempre tempi di crisi), può sembrare che la meditazione sia una pratica da accantonare, in quanto urgono problemi pratici. Niente di più sbagliato. La nostra società è più ansiogena che mai; e più ti preoccupi più stai male e meno combini.
       La gente non riesce a rilassarsi, questo è il problema.
       La vita, infatti, come la corrente elettrica, ha una propria tensione, che in tempi di crisi può diventare talmente forte da minare il corpo e la mente, facendoci perdere la salute fisica e mentale. Più stress, più tensione; più tensione, meno salute, meno equilibrio, meno lucidità di mente e più problemi.

Riposati: un campo che è rimasto in riposo fornisce un abbondante raccolto
(Ovidio)

       Come fare a uscirne, a riprendere in mano il bandolo della matassa? Riposandosi. Più ci si riposa, più si rafforza la salute psico-fisica. E più si rafforza la salute psico-fisica, più diventiamo lucidi e riusciamo a risolvere i nostri problemi. Ma qui c'è un grosso scoglio. Noi siamo abituati a far tutto con uno sforzo di volontà. Invece, per rilassarsi, bisogna lasciar perdere ogni sforzo.
       Più mi sforzo, più mi stresso. Non posso ottenere lo stato meditativo con uno sforzo di volontà: è un controsenso.
       Com'è possibile allora "volere" il riposo? Sfruttando i cicli vitali (circadiani) che già ci offrono periodi di attivismo alternati a periodi di rilassamento.
       Questo tipo di riposo può non aver niente a che fare con il riposo notturno, in cui la mente (inconscia) rimane comunque in azione con tutte le sue ansie e le sue preoccupazioni.
       Il riposo meditativo di cui parliamo è un sonno senza sogni, un sonno in cui la mente si ferma. Il vuoto della mente, la non-mente, è possibile.

Bisogna conceder riposo alla mente, perché dopo si ritrovi più rinfrancata e vivace
(Lucio Anneo Seneca)


       Dopo ogni pasto, per esempio, ci sono due periodi favorevoli, in cui il corpo e la mente si rilassano. Utilizziamoli fino in fondo. Saltiamo su questa barca che passa e mettiamoci comodi.
       Utilizziamo la stanchezza come un saggio invito della natura, un invito a rilassarci.
       La parola d'ordine dovrebbe essere "lasciar andare", "lasciar cadere". Ma non possiamo lasciar cadere impegnandoci, concentrandoci e sforzando la volontà. Dobbiamo ottenere il riposo senza sforzare la volontà, altrimenti ricadiamo nello stress: questo è il paradosso.
       Nel momento in cui sentiamo che l'organismo psico-fisico tende a rilassarci, non contrastiamolo. Inseriamoci in questo andamento lasciandoci andare ancora di più, rallentando mente e corpo. Può darsi che ci si addormenti per un po'. Va bene anche così. Ci accorgeremo che dormiremo senza sogni, senza immagini, senza pensieri - ecco un esempio di non-mente. Quando ci risveglieremo, saremo più freschi e lucidi di prima, molto più capaci di affrontare le sfide della vita.
       La meditazione deve servire anche alla vita di tutti i giorni, tanto più nei momenti di crisi.
       Però, nel riposo c'è anche la spiritualità. Non si parla, per esempio, di "riposo eterno"? Certo, è la morte, ma una morte in cui ci risvegliamo dal sogno della vita.
       In meditazione, dobbiamo morire a noi stessi. E il sonno senza sogni, il rilassamento è quanto di più vicino ci sia a questo stato.

Solo sedendo e riposando l’anima diventa saggia
(Samuel Beckett)

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