lunedì 12 agosto 2019

Il koan fondamentale


Siamo così estranei a noi stessi che non sappiamo dare risposta al koan di fondo, al vero koan, al koan dei koan, ossia alla domanda: "Che cos'è questo? Che cos'è questo momento? Chi sono io in questo momento? Come mi sento? Qual è la mia esperienza adesso? Riesco a cogliere la mia consapevolezza?" Il che equivale a domandarsi anche il senso di quel che si vive.
Sembra facile, ma non lo è.
Non dobbiamo rispondere con le parole: "Sto bene, sto male, sto così così, ecc."; queste sono espressioni generiche che non si riferiscono fedelmente all'esperienza: la descrivono ma non la colgono.
L'esperienza di questo momento può solo essere percepita direttamente, con i sensi, con il cuore, con l'intuito, con la mente; senza la mediazione di parole o di concetti.
Solo io posso sapere "che cos'è questo?", solo la mia esperienza può sapere ciò che percepisco in questo momento. Se lo esprimo con le parole, subito lo interpreto e lo deformo. La risposta è la percezione diretta, non la parola che la interpreta.
Ma la percezione diretta è difficile, perché è anticipata da troppe categorie mentali.
Questo tipo di consapevolezza o di presenza mentale è l'esercizio fondamentale della meditazione, un esercizio che tutti possiamo provare.
Se riuscite a "rispondere" cogliendo la nuda esperienza, questo vi dà attimi di illuminazione.
Eseguite l'esercizio quando avete la mente fresca, altrimenti o non riuscirete a rispondere o darete semplici interpretazioni. E vi renderete conto che noi siamo così confusi e alienati che non sappiamo neppure che cos'è questo istante.
Figuriamoci quando parliamo di Dio o di realtà ultima. Parole, concetti, astrazioni - non realtà.


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