sabato 24 agosto 2019

I livelli di senso


Le parole indicano, le parole ingannano: sono solchi che è difficile non seguire. Ma chi ci dice che incanalino il senso giusto e la quantità di senso giusto? Certo, in principio, corrispondono ad esperienze degli uomini. Ma è probabile che l’umanità non sappia capire la profondità delle esperienze, ridotte poi alla superficie delle parole.
Roland Barthes diceva che “ogni lingua è una classificazione e ogni classificazione è oppressiva… La lingua è fascista… Il fascismo non è costringere qualcuno a tacere: è costringerlo a dire.”
In generale, ha poco senso dire che capiamo il senso delle parole o delle esperienze. Dobbiamo aggiungere il quanto. Quanto comprendiamo? A che livello?
Purtroppo noi viviamo nel mondo della superficialità. Non ci rendiamo conto che un uomo veramente profondo non è uno che appare tutti i giorni in televisione, ma uno sprofonda in se stesso alla ricerca di nuovi livelli di senso. Anzi, quanto più uno ha facilità di parole, tanto più si affida alle convenzioni e agli automatismi del vocabolario, della grammatica e della sintassi.
Il linguaggio è una grande trappola. Dà l’illusione di conoscere facendoci credere che sotto la superficie non ci sia più niente. Come se pensassimo che sotto la materia non ci fosse un mondo di particelle invisibili.
Il tutto è aggravato dal dualismo, per cui la mente non può pensare se non per contrapposizioni… perdendo il senso dell’intero.
Ancora una volta viviamo alla superficie delle cose, sballottati da un senso all’altro, senza capire nulla di sostanziale.


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