L'idea
che esista un Dio che se ne sta "in cielo", al di sopra del cosmo, è
ancora un vecchio modo di vedere legato alle antiche concezioni pagane degli
dei. Il fedele prega Dio credendolo lassù, in alto, al di sopra di sé e del
mondo, in un aldilà. L'uomo è "aldiqua" e Dio è "aldilà":
tipico dualismo mentale, come se "aldiqua" e "aldilà"
fossero separati e distinti. Ma si tratta di due facce di un'unica medaglia, di
un dualismo creato dalla mente, la quale, per conoscere, deve dividere e contrapporre.
Che cosa c'era prima che Dio
"creasse" il mondo? Ovviamente, niente. Il Vuoto. Perché lo spazio e
il tempo non esistevano.
Non ha senso credere che esistesse un
Dio che solo soletto. E, adesso, non esiste un "cielo" al di sopra
del mondo, perché non c'è un al di là o un al di fuori del cosmo.
"Prima" non c'era nulla, ossia
c'era il Vuoto. Poi, per un sussulto quantico, è nato l'essere.
Dio è Energia evolutiva che non è
separata dal cosmo, ma che ne è il motore.
Perfino il mito cristiano lo dice. Dio
entra nel mondo per sacrificarsi e morire. Muore nel senso che si scioglie nel
mondo; è il cosmo, è l'universo intero, al di fuori del quale non c'è nulla.
Quindi non ha più senso pregare un Dio in
cielo. Alla preghiera va sostituita la meditazione, come capacità di scoprire
in sé questa Energia evolutiva, come capacità del "frammento" o della
“scintilla” individuale di riscoprire il Tutto, ovvero il Divino che è
dappertutto.
Sollevate una pietra, dice il Vangelo gnostico
di Tomaso, e là troverete Dio; spezzate un pezzo di legno, e là è Dio. Più
chiaro di così...
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