Che dire dell’uomo che, dopo una lite in
discoteca a Curno, ha inseguito due ragazzi in Vespa e li ha tamponati,
facendoli cadere e infine morire? Ora potrà sostenere che non era sua
intenzione ucciderli. Ma non è vero. Voleva ucciderli. Così come vuole uccidere
chiunque sia in preda a una rabbia furiosa, una rabbia senza autoconsapevolezza
e autocontrollo.
Perché il problema è tutto qui: il
controllo della rabbia. Qualcosa che non fa parte della nostra educazione.
Abbiamo esempi orripilanti in televisione, dove individui in preda a una rabbia
incontenibile, dicono e fanno cose incredibili; e vengono esibiti con
soddisfazione dai conduttori perché fanno salire gli ascolti.
Tutti sappiamo che, basta anche una
banale lite stradale per veder uscire energumeni pronti a picchiare o a
uccidere. Sono in preda a un attacco di rabbia che fa loro perdere il lume della
ragione.
Eppure nessuno pensa di introdurre nelle
scuole un’educazione al controllo della rabbia. Basterebbe solo utilizzare le
tecniche di meditazione che ci addestrano a diventare consapevoli dei nostri
impulsi. Ma il problema è che noi viviamo nella società dello stordimento, non
della consapevolezza.
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