giovedì 29 agosto 2019

Alla ricerca dell'Incondizionato


L’incondizionato non è una realtà esterna, una specie di Paradiso o di Dio – è semplicemente la Realtà, che non è né esterna (in un posto e in un tempo) né duale. È ciò che è. È ciò che siamo.
Noi siamo l’essere incondizionato, che è beata consapevolezza, ma viviamo – o crediamo di vivere – nella dimensione dello spazio-tempo, della nascita e della morte, del bene e del male, della felicità e dell’infelicità, della materia e della mente, ecc.
Per cercare questa “dimensione” non dobbiamo cercarla lontana, ma proprio dentro di noi.. senza che sia né dentro né fuori. È qualcosa di immobile in una realtà mutevole, è un punto fisso, è il fondamento di tutto. È l’essere.
Che non è essere questo o quello, qua o là, sopra o sotto, viva o morta.
Purtroppo il nostro linguaggio non è in grado di definirlo, perché nasce da un pensiero dualistico. Possiamo solo dire che cosa non è.
Cercare lo stato incondizionato, al di là degli opposti, è la sfida che la consapevolezza pone alla mente. Ma la mente dovrebbe tacere e quindi non è in grado di coglierlo.
All’inizio la strada è rallentare la mente, con tutto il suo condizionamento di concetti dualistici. È tornare indietro dal pensiero razionale verso l’Uno incondizionato. È indagine senza oggetto, perché l’Incondizionato non può essere oggetto. Sarebbe il soggetto, se non facessimo riferimento al dualismo soggetto-oggetto.
È una ricerca che deve giungere prima di ogni esperienza, prima di ogni limitazione, perché la limitazione, l’auto-limitazione definisce solo questo mondo di cui siamo prigionieri, prima dell’io come persona.
Dobbiamo farci semplici testimoni, centri di osservazione che guardano senza farsi condizionare, al di là dello spazio-tempo, della nascita e della morte. Dobbiamo arrivare al senso di essere, senza ulteriori determinazioni, senza idee nella mente.
La tecnica consiste nello svuotarsi, ricettivi e quieti, per scoprire il “luogo” da cui siamo venuti, anzi in cui siamo sempre stati e lo siamo ancora. Come lo scopriamo, ci installiamo.
Se arriviamo a vedere la realtà come un rivestimento o una proiezione illusoria, possiamo arrivare a vedere la luce dietro l’osservatore dello spettacolo.
Dobbiamo addestrarci ad assumere la posizione del testimone che non si fa influenzare da ciò che osserva.

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