La
meditazione è difficile perché è come cercare di diventare consapevoli mentre
si sogna. Non so se siete mai riusciti a diventare consapevoli di stare
sognando. Può capitare per qualche istante; e si prova una grande gioia. Ma poi
ci si sveglia.
Poiché la vita è una specie di sogno,
anche meditare significa diventare consapevoli mentre si sta facendo questo
particolare sogno.
Anche qui si prova una grande gioia. Ma
poi ci si sveglia... cioè, ci si rimette a dormire.
Per diventare consapevoli in un sogno,
dobbiamo avere un soprassalto di coscienza, un ricordo improvviso: ci dobbiamo
ricordare che stiamo sognando. (D'altronde, non era Platone che diceva che
conoscere è ricordare?)
Dunque, dobbiamo ricordare che viviamo in
un sogno. Ma come si stimola questo ricordo? Ecco il problema. Che cosa ci fa
ricordare durante un sogno che stiamo sognando? Se si trattasse di semplice
volontà conscia sarebbe facile. Ma nel sogno noi siamo immersi in uno stato inconscio; non
siamo più noi che comandiamo il gioco.
È un po' come nella psicoanalisi.
Dobbiamo cercare di ricordare fatti ed esperienze che sono piombati
nell'inconscio. Ma non basta utilizzare la mente conscia. Dobbiamo utilizzare
la non-mente. Dobbiamo diventare attenti osservatori e cogliere ogni
manifestazione, ogni sintomo, ogni lapsus, ogni emersione del materiale
inconscio. Questo dobbiamo fare anche in meditazione. Ricordare ciò che è stato
dimenticato ed occultato.
La situazione è questa: ci troviamo
all'interno di un sogno, ma non riusciamo a rendercene conto, se non per pochi istanti.
Dobbiamo attivare un ricordo sepolto, e renderlo stabile.
"Il
fatto è che siamo tutti capaci di credere in cose che sappiamo non essere vere,
e poi, quando alla fine viene dimostrato che sono sbagliate, distorciamo
spudoratamente i fatti per dimostrare che avevamo ragione" George Orwell.
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