Forse non ci è chiaro quale sia il
rapporto tra calma (samatha) e
visione profonda (vipassana), tra le
tecniche di ricerca della quiete e il risveglio cui tendiamo come meta ultima.
In realtà, dalla calma può
svilupparsi un processo virtuoso – che viene descritto per esempio dal Buddha.
Una volta che si sia trovata un po’
di calma, una volta che si sia stabilizzato uno stato d’animo di tranquillità, si
producono un rilassamento della tensione esistenziale (dukkha) e la nascita di un senso di benessere.
Aumentando il senso di benessere, si
è più portati a concentrarsi.
Amentando la capacità e il piacere
della concentrazione, si acuisce la capacità di vedere chiaro e di conoscere la
vera natura del reale, con i suoi pregi e le sue illusioni.
Aumentando la chiarezza e la visione
profonda delle cose e di noi stessi, si accresce il distacco dagli istinti,
dagli schemi ripetitivi, dalle reazioni automatiche e da certi processi vitali
che ci tengono incatenati a leggi obsolete e dannose.
Con l’aumento della visione
distaccata e disincantata del mondo, si arriva a poco a poco a liberarsi da
tante cose inutili e soprattutto dal desiderio di replicare esperienze ormai
superate.
Insomma, partendo dalla calma, si
approda ad un nuovo modo di guardare le cose, ci si sbarazza da tanta
ignoranza, da tante passioni fasulle e si sviluppa il desiderio di lasciarci
tutto alle spalle.
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