A differenza delle religioni teiste,
in cui ci si affida a una divinità, a profeti, a libri sacri e a chiese, nella
meditazione ci si affida alle proprie forze, ossia alle forze della natura che
ci guidano e ci vogliono attenti, svegli e consapevoli.
Qui non si tratta di chiedere la
protezione di qualcuno, umano o divino che sia, ma di mettere in campo la
propria saggezza, che è in realtà la sapienza del mondo.
Sapienza non
significa possedere nozioni e avere una cultura (che comunque non guasta), ma
conoscere i moti fondamentali del proprio animo (gli stati d’animo e le
reazioni relative) che variano di continuo in relazione ai vari eventi.
Esiste una saggezza dell’universo che
si riflette nella saggezza della mente, la quale viene messa in moto dalla nostra
consapevolezza o presenza mentale.
Questa continua consapevolezza di ciò
che ci passa dentro, favorita dal raccoglimento della meditazione, ci permette
di non agire più a casaccio, sospinti dai soliti impulsi di paura, avidità,
odio, ansia, dubbio, rivalità, ecc., ma di operare appunto con saggezza, con
equilibrio, con presenza mentale e con efficacia.
La meditazione, pur attivata dal
singolo, vuole scoprire una sapienza che non è una divinità, un idolo da adorare,
ma una immensa forza impersonale, la stessa che ha modellato l’universo e che è
sempre presente nel fondo di ciascuno di noi.
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