Quando il Buddha afferma che tutto è
sofferenza, non intende dire che passiamo tutto il nostro tempo a star male. Se
fosse così, la vita si sarebbe estinta da un pezzo.
In realtà, nel termine da lui usato, dukkha, rientrano anche le esperienze
piacevoli, perché anche queste risultano alla fine insoddisfacenti. Dukkha significa che tutte le esperienze,
belle e brutte, portano alla sofferenza, perché nascono all’insegna della
mutevolezza, dell’imperfezione, della limitazione e della tensione.
La vita è come una corrente elettrica
che, per quanto a basso voltaggio, ha sempre una certa tensione, un certo
stress.
La tensione consuma, brucia; è come
una febbre. Anche nelle esperienze migliori, ci troviamo in uno stato febbrile.
È chiaro che, di fronte alla malattia,
all’invecchiamento e alla morte, non possiamo che soffrire. Ma soffriamo anche
quando siamo uniti a ciò che non ci piace, quando siamo separati da ciò che ci
piace, quando non otteniamo ciò che vogliamo e anche quando l’esperienza
piacevole finisce o muta. D’altronde, essere immersi nel tempo significa che
nulla può durare a lungo e che tutto deve cambiare.
Questo è il carattere
insoddisfacente, deludente, frustrante e stressante della vita.
Non si tratta di un articolo di fede,
ma di un’esperienza che tutti potrebbero fare… se solo fossero capaci di
staccarsi per un momento da ciò che fanno e di osservare la natura del reale.
Purtroppo, molte persone non sono
neppure capaci di compiere questo piccolo passo, questa presa di distanza,
questa semplice osservazione, perché sono completamente immerse nel proprio
vivere e non si fermano mai a investigare e a porsi domande. Anzi, sono tutte
protese a cercare di rimediare a stati negativi come la paura, l’ira, l’odio, l’ansia,
la frustrazione, la solitudine, la gelosia, l’invidia, ecc.
In tal modo, non percependo la
tensione e l’insoddisfazione, non sono in grado di pensare ad una medicina, ad
una soluzione definitiva delle loro sofferenze. Continuano a cercare di
rimediare agli stati spiacevoli sostituendoli con stati piacevoli, senza
rendersi conto che il veleno è presente anche in questi ultimi.
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