Guardiamo che cosa succede in Russia,
dove Putin riabilita la religione e la religione appoggia Putin. Qui non c’è
niente di spirituale: è una questione di potere. Il dittatore rimette in auge
la religione e le riconosce onori e privilegi, e la Chiesa ortodossa riconosce e
sostiene il regime.
Non è una novità: Stato e Chiesa si
spalleggiano spesso a vicenda. Da noi è successo varie volte: dall’epoca di
Costantino, che riconobbe per ragione politiche il cristianesimo, alla storia
del fascismo, che firmò con la Chiesa cattolica i Patti Lateranensi, un accordo
di ferro in cui i due poteri si sostenevano a vicenda.
Dopo l’ultima guerra, i padri
costituenti non seppero cogliere l’occasione per riaffermare una vera laicità
dello Stato e ritornarono a riconoscere alla Chiesa privilegi, vantaggi
economici e un posto di riguardo nelle istituzioni - una situazione ambigua che
si protrae fino ad oggi.
In pratica non sono i fedeli a
sostenere la Chiesa – cosa che sarebbe giusta – ma l’intero Stato italiano, che
tassa tutti i cittadini per concedere una montagna di soldi alle istituzioni
ecclesiastiche.
Ora, non è mai successo che la Chiesa
abbia rifiutato questo abbraccio osceno e che abbia detto: “No, i soldi non li
voglio, perché voglio mantenere la mia autonomia”.
A dimostrazione che certe religioni
di massa seguono le vie del potere politico e quindi della contaminazione per
affermare il proprio potere sociale, che non ha niente a che fare né con Dio né
con lo spirito.
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