giovedì 23 giugno 2016

Il desiderio di vita

Osservata con freddezza, l’esistenza appare un’assurdità senza senso. Si nasce, si cresce, si invecchia e si muore. Tutti uguali. Tutti senza sapere perché. Tutti trascinati da una forza cieca.
Un’onda si leva dal mare, s’ingrossa, diminuisce e alla fine viene riassorbita nella vasta distesa dell’acqua. E non importa che sia grande o piccola, piena di furia o placida. Il percorso è segnato.
Certo, ognuno ha la propria individualità e le proprie possibilità e ci saranno i più fortunati e i meno fortunati, i ricchi e i poveri, i potenti e i deboli. Ma nessuno sfugge allo schema generale, nessuno può evitare malattie, delusioni, vecchiaia, sofferenze e morte.
Qualcuno, riferendosi alla possibilità per gli omosessuali di adottare figli, dice: “Volere un figlio è un atto di egoismo”. E, in effetti, lo è sempre, anche per le coppie “normali.”
Ma la vita è fatta per non pensarci troppo. È qualcosa di istintivo e di ripetitivo.
Se ci si ferma a pensare, non si mette più al mondo nessuno. C’è una forza che domina l’universo e che vuole la riproduzione della vita. E, a questo scopo, non ricorre certo alla ragione, ma all’allettamento dei sensi, all’egocentrismo, all’euforia, all’estro sessuale.
Quando ci si innamora e si concepisce un figlio, non lo si fa certo per un calcolo mentale. Ci si lascia piuttosto guidare dall’istinto. Più che di egoismo, dovremmo parlare di incoscienza o di non coscienza. E su questo si basa la vita più ruspante.
Quando perciò ci si ferma a riflettere e si osserva con distacco il quadro intero – come succede nei saggi e negli illuminati – inevitabilmente si ferma il ciclo vitale e non ci si riproduce più. O ci si riproduce molto meno.
È questo che succede nei popoli più sviluppati, dove decresce la natalità. Non a caso i popoli che si riproducono di più sono quelli più arretrati e ignoranti.
Quand’è che si vive con più intensità? Tutti risponderebbero che è quando ci si affida all’istinto, all’emozione e alla passione. Non certo quando si riflette.

Ma resta il fatto che anche questo progressivo raffreddamento, questo distacco critico e sensuale, è un processo voluto dalla natura – un passo avanti, non un passo indietro. Una fase evolutiva più matura.

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