Lo scopo della vita è volgere
l’attenzione alle forme, ai colori, ai movimenti, ai suoni, alle multiforme
attività che s’intrecciano dappertutto e, quindi, identificarsi con le
sensazioni, le emozioni, gli stati d’animo che si alternano di continuo… in un
gioco che non si ferma mai, tant’è vero che in Oriente si parla di samsara, la ruota che gira, la ruota di
nascita e morte.
Ma ecco l’idea della meditazione:
volgere l’attenzione non a ciò che è esterno e neppure solo all’interno, ma a
ciò che sta sullo sfondo, a ciò che se ne sta immobile, a ciò che sta in
silenzio, a ciò che rimane calmo.
Dall’agitazione-eccitazione
dell’esistenza alla tranquillità, al silenzio, al non-condizionato e, dunque,
alla non-mente.
Sembra un’operazione contro natura.
Perché non farsi trascinare negli
innumerevoli giochi di azione e reazione, di causa ed effetto, e mettersi ad
osservare la scena come se ne fossimo al di fuori?
Ovviamente, per non essere uno dei
tanti animali che vivono in questo modo, per non stare al gioco scontato della
vita e della morte, ma per contemplarlo, osservarlo e studiarlo, in modo da
trovare il luogo da cui nasce ogni condizione – l’incondizionato, il segreto
della vita.
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